Vino del Viterbese, più l'export che i ristoranti spingel a ripresa del mercato

Filippo Lotti
di Luca Telli
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Domenica 11 Luglio 2021, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 15:04

Export e riaperture spingono il mercato vinicolo. Secondo trimestre dell’anno con il segno più per le aziende della Tuscia. Ma i livelli pre Covid, per ora, restano lontani. Un ritorno ai valori del 2019 non è infatti atteso prima del prossimo anno. Previsione su cui pesa, tra l’altro, l’incertezza legata all’evoluzione della pandemia e ai numeri che potrebbero tornare a salire nei primi mesi autunnali.

«Le difficoltà e i rischi possibili a cui andiamo incontro li conosciamo bene, ma dopo 14 mesi questo è un segnale positivo – spiega Filippo Lotti, titolare di un’azienda agricola biologica tra Cellere e Canino -. Gli ordini sono ripresi con una certa forza. I ristoranti restano il mercato migliore ma anche quelli paralleli stanno crescendo». La pandemia e il blocco delle attività ristorative, spiega Lotti, hanno spinto molti vinicoltori a modificare asset e strategie di vendita; a guardare anche oltre il commercio on line, cresciuto ma redditizio solo in parte per i produttori.

 «Ci siamo adattati. Quando è stato chiaro che l’emergenza sanitaria non avrebbe avuto durata breve c’è stata l’esigenza di allargare il mercato, una scelta che ci ha premiato e che ora permette di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi». Strade, al fuori dal settore ho.re.ca, in direzione della media e grande distribuzione: supermercati di prossimità e fuori dai confini territoriali.

«E questa sarà la strada che continueremo a seguire – spiega ancora Lotti -.

Insieme a nuovi investimenti per migliorare le caratteristiche dei prodotti. Puntare sulla qualità è l’unico modo per essere competitivi e accelerare il processo di ripresa del settore». E smaltire le eccedenze rimaste dalla vendemmia 2018 e 2019. Capitolato di spesa che ha pesato sulle aziende, per girare in positivo l’indice del quale è l’export internazionale a venire in aiuto.

«Il mercato sia interno all’Unione che quello extra europeo, soprattutto americano, sta rispondendo bene – spiega Giuseppe Mottura, cantina Mottura Civitella d’Agliano -. Le ultime settimana poi sono state favorevoli in particolare modo». Così in attesa che anche il mercato italiano riparta, frenato dalle limitazioni ancora vigenti sul distanziamento. «I ristoranti lavorano ancora a marce ridotte – continua Mottura -. Bisogna aspettare che l’emergenza passi del tutto per vedere la luce». Altri ristori? «No grazie», spiega Mottura scegliendo di andare controcorrente almeno ad una parte del settore.

«Credo siano stati messi in atto tutti i provvedimenti possibili. Pensare di far reggere un’azienda con i sussidi non è un’idea né praticabile, per via delle coperture che non ci sono, né salutare. L’unico modo per uscire dalle difficoltà è quella di essere messi in condizione di lavorare. Serve solo una cosa: intensificare il più possibile la campagna vaccinale e arrivare in autunno con un alto livello di immunizzati».

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