Vendita di auto dall'estero con maxi-evasione dell'Iva. L'accusa: «Questo il meccanismo»

Vendita di auto dall'estero con maxi-evasione dell'Iva. L'accusa: «Questo il meccanismo»
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Gennaio 2019, 12:11 - Ultimo aggiornamento: 18:41
Fatture false e autodichiarazioni mendaci per evadere il fisco. Piomba in aula l'illustrazione della tecnica che sarebbe stata messa in atto da Elio Marchetti, Domenico Sordo e Carla Corbucci. Tutti accusati di associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla commissione di reati contro la fede pubblica e il fisco.

Marchetti, quarantenne viterbese, è noto alle cronache giudiziarie per i suoi guai con le compravendite di auto. Veri e propri caroselli, secondo gli inquirenti, messi in atto per lucrare sul fisco. Corbucci è la dipendente, anche lei viterbese, che per Marchetti si occupava delle varie pratiche burocratiche. Mentre Sordo sarebbe il gancio pugliese che, grazie alla sua agenzie di pratiche auto, riusciva a far a sbloccare le targhe. Lo scopo era uno: evadere l'Iva delle auto importate dall'estero. I meccanismi per riuscirci, invece, erano molti. L'inchiesta, nominata Déjà vu, nasce nel 2016 e grazie ad accurati accertamenti e una mole di intercettazioni fa finire dietro le sbarre sei indagati. Tre sono gli attuali imputati davanti al collegio. Gli altri invece hanno scelto riti alternativi.

A spiegare come, secondo l'accusa, riuscivano nel loro intento è stato ieri l'ispettore Mauro Di Paola. Una deposizione fiume che ha toccato diversi punti: dalle intercettazioni ai vari meccanismi messi in atto. «Abbiamo iniziato a fare accertamenti nel 2016 ha spiegato per capire come venivano fatti i vari passaggi per la compravendita delle auto d'importazione. Quante auto acquistate, come venivano pagate e nazionalizzate. Abbiamo scoperto diverse società cartiera che avevano il solo scopo di frodare l'Iva. Il meccanismo principale è quello utilizzato per 70 delle 92 auto di provenienza tedesca di cui abbiamo acquisito i documenti. Marchetti e gli altri portavano in Motorizzazione i documenti originali, mentre presentavano all'Agenzia delle Entrate quelli falsificati. Veniva tolta la ragione sociale in modo da far figurare come acquirente una persona fisica, oppure c'erano autodichiarazioni mendaci».

Poi all'Agenzia delle Entrate, con l'aiuto di Sordo, «sbloccavano le targhe e le auto potevano essere rivendute e circolare». Il sistema era ben oliato avrebbe fatto evadere un milione e mezzo di euro.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA