Vaccini dai pediatri, come funzionerà a Viterbo. Giampietro: «Pfizer agli assistiti tra i 12 e i 15 anni»

Una vaccinazione
di Federica Lupino
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Sabato 5 Giugno 2021, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 16:43

“Somministreremo Pfizer. Dovremmo iniziare già dalla prossima settimana, ma la data precisa ancora non è stabilita”. Paolo Giampietro è il presidente della Fimp (Federazione italiana medici pediatri) di Viterbo. L’ultima frontiera delle vaccinazioni è quella che vede coinvolti loro nelle vesti di vaccinatori e la fascia d’età tra i 12 e i 16 anni come assistiti. Anzi,  per la precisione fino ai 15 anni, 11 mesi e 29 giorni potranno rivolgersi ai pediatri, perché i più grandi sono affidati alle cure dei medici di famiglia.

Dottore, sarete voi a contattare i vostri pazienti?
“Molti di noi hanno dei servizi di messaggistica per avvisarli, gli stessi che utilizziamo per le altre campagne vaccinali. Stileremo un elenco degli interessati e, in base alle fiale che ci arriveranno, organizzeremo i turni perché non vada sprecata nemmeno una dose”.

C’è voglia di vaccinarsi tra i più piccoli?
“Appena si è diffusa la notizia, siamo stati sommersi di telefonate e messaggi. C’è voglia di tornare a scuola in presenza a settembre e anche di andare in vacanza”.

Quanto è ampia la vostra platea?
“Sono circa 900 i nostri assistiti. Ma una parte sono seguiti dai medici di famiglia: noi abbiamo l’esclusiva solo fino ai 6 anni.

Poi dipende dalle patologie e dalle preferenze dei genitori”.

Qual è stato l’aspetto peggiore della pandemia per i minori?
“Quelli che si sono contagiati, soprattutto i più piccoli, non hanno quasi mai sviluppato sintomi, mentre chi va alle medie qualcosa in più, ma come fosse una normale influenza. Nessuno è finito in ospedale. Ma non c’è solo la febbre: la salute mentale ne ha risentito parecchio. Questi ragazzi sono stati privati di un anno e mezzo di vita sociale, con la scuola a singhiozzo, le quarantene, ore e ore di pc e videogiochi”.

Cosa dice ai familiari che avessero dubbi?
“Che gli effetti collaterali dei vaccini sono rarissimi e che dobbiamo riprenderci la vita. I danni a livello psicologico dovuti all’isolamento sono gravi quanto quelli fisici. Il vaccino è l’unica via: va fatto per proteggere i propri figli ma è anche una forma di responsabilità verso la società, ancora più importante contro una pandemia che per i vaccini obbligatori. Comunque la fiducia che ci lega ai nostri ragazzi fa sì che quanti non andrebbero in hub da noi verranno più volentieri”.  

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