Università della Tuscia, inaugurato l'anno accademico: più speranze per i laureati

L'inaugurazione dell'anno accademico all'Auditorium dell'Unitus
di Chiara Mezzetti
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Mercoledì 21 Marzo 2018, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 15:20
Dopo l'inaugurazione del nuovo polo unico bibliotecario e del bar universitario, a Santa Maria in Gradi è tempo di far parlare bilanci e dati. Per questo ieri, all'inaugurazione del nuovo anno accademico, è stato invitato Giorgio Alleva, presidente Istat. Nella Lectio magistralis, introdotta dal magnifico rettore Alessandro Ruggieri, sono stati passati in rassegna i dati salienti riguardo lavoro e università.

Tra i risultati più interessanti, l'incremento della quota femminile di iscritte all'università, che dagli anni 50 è aumentata fino a sopravanzare gli studenti maschi. Chi fa l'università guadagna di più e ha un'aspettativa di vita in media di 4 anni più lunga rispetto ai non laureati. Dati che risollevano l'umore di tanti studenti iscritti all'Unitus, che registra circa il 70% di occupati usciti e si guadagna l'argento nella classifica nazionale per la qualità della didattica. L'Ateneo vanta circa 80 nuove assunzioni nell'ultimo anno e punta sulla ricerca, che ha portato alla vincita di ben tre premi di eccellenza.

«Abbiamo ridotto di netto il tasso di abbandono - ha detto il rettore - e questo grazie ad un corpo docente attento e vicino agli studenti. Il nostro fiore all'occhiello sono i laboratori, in particolare quelli di Agraria, ma anche progetti di internazionalizzazione, il LabCom e la collaborazione con Porta futuro. L'obiettivo che stiamo portando avanti è quello di rafforzare il legame col territorio. Questa è la nostra sfida alla politica e prima ancora a noi stessi». Alleva ha fatto rilevare un dato interessante: «Dalle nostre ricerche è risultato che sia il tasso di occupazione, sia la qualità del lavoro sale quando si tratta di laureati. Un dato curioso è che chi ha una buona istruzione tende a fidarsi di più del prossimo, è più aperto. E un fattore spesso non menzionato, invece è importante perché studiare non serve solo a trovare lavoro, ma anche a migliorarsi».
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