Un articolo del Messaggero, e quelle telefonate, 5 anni fa
“Compro oro, un bimbo come testimonial”

La pubblicità apparsa a Viterbo
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Venerdì 24 Maggio 2013, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 21:29
Questo articolo uscì su Il Messaggero di Viterbo nel maggio del 2013. Faceva osservare e riflettere su come quella pubblicità di un'attività di Compro oro in città, con la presenza di un bambino, fosse quanto meno discutibile.
Dopo l'uscita l'autore dell'articolo ricevette messaggi di "disappunto" da persone oggi al centro dell'inchiesta della Dda che ha portato ai 13 arresti.
 
    
 
 Una scelta eticamente discutibile, che mostra un uso spregiudicato dell'immagine infantile. Francesco Cro, responsabile del servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) all’ospedale di Belcolle, guarda il manifesto e non resta neanche sorpreso più di tanto. «E' un riflesso dell'epoca in cui viviamo», dice.

Eppure, a vederselo così grande spuntare in viale Raniero Capocci subito prima del sottopassaggio, quel 6x3 lascia un po' interdetti: un bimbo paffutello addobbato con collane e bracciali, come un Trimalcione del terzo millennio che invita a recarsi nei Compro Oro, non è una figura usuale in cui imbattersi.

«I neonati - ragiona Cro - vengono usati per la pubblicità, anche se di solito per promuovere prodotti adatti all'infanzia». Una scelta che se non ha dell'illecito, comunque è discutibile dal punto di vista del buon gusto. «Di per sé - continua il medico - non mi sembra che ci siano risvolti di illegalità. Non è reato quindi, ma mostra un elevato tasso di cinismo».

Una prassi comunicativa per i vari Compro Oro, secondo lo specialista. «Poco tempo fa - racconta - avevo notato un altro manifesto con l'immagine di una signora abbigliata a mo' di prostituta che diceva di aver bisogno di denaro subiro. Un cinismo capace di far leva sulle angosce di molte famiglie che hanno difficoltà a sostenersi economicamente, ma anche sui nostri bisogni primari, a partire dagli affetti delle persone più care, ovvero bambini e donne che però vengono oggettualizzati».

Un prodotto, insomma, della crisi economica che diventa crisi sociale ed etica. «Ma è anche la spia - conclude Cro - di una società che ha perso la speranza, convinta che la fortuna non si costruisce più col lavoro bensì con il gioco d'azzardo o svendendo i propri tesori». Materiali e affettivi.
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