Morì cadendo dalla finestra della casa di riposo, le testimoni: «Amministratrice confusa»

Aula di Tribunale
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Martedì 6 Luglio 2021, 06:20

Morì cadendo dalla finestra della casa di riposo, davanti alla Corte d’Assise i testimoni della difesa. E’ ripreso ieri mattina il procedimento a carico di Amedeo Menicacci, assistito dall’avvocato Davide Ferretti, e Noemi Castellani, difesa dall’avvocato Chiara Peparello, accusati di abbandono di anziano aggravato dalla morte. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo.

La sera del 15 gennaio 2019 Gian Paolo Rossi, di 81 anni, precipita dal secondo piano della casa di riposo sulla Tarquiniese. Un volo di oltre tre metri che gli costa la vita. La vittima, residente a Monte Argentario (Grosseto), era ricoverata da tempo nell’alloggio per anziani di Tuscania. L’intervento dei sanitari del 118 è stato immediato, medici e infermieri hanno provato a rianimare l’anziano ospite, ma per lui non c’è stato nulla da fare. L’ipotesi accusatoria è che siano state omesse tutte quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia.

«Lavoro da anni nella casa di riposo di Castel Giorgio gestita dalla signora Castellani - ha affermato una testimone delle difesa - lei è sempre presente, direi quotidianamente.

Ma nell’ultimo periodo è confusa». Stesse parole sono state ripetute da altre due operatrici sanitarie chiamate dalla difesa dell’imputata a testimoniare. «Io ho prestato servizio a Villa Iris per 11 anni - ha spiegato invece la testimone della difesa Menicacci - e ho sempre saputo che la porta della medicheria doveva essere chiusa a chiave».

La testimone parla della famosa porta che conduce alla soffitta, stanza da dove sarebbe caduta la vittima. «C’era una chiave - ha detto ancora - che veniva custodita. Se la porta della soffitta fosse chiusa a chiave invece non lo so. Non ricordo prescrizioni in merito». Si torna in aula il 16 settembre per gli ultimi tre testimoni della difesa.

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