Tuscania zona a rischio, le maestre chiamate a scuola per spedire i libri. Ma il sindaco blocca tutto

Il sindaco di Tuscania, Fabio Bartolacci
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Mercoledì 1 Aprile 2020, 17:24
«Le docenti coordinatrici delle classi della scuola primaria si recheranno nelle rispettive sedi giovedì 2 aprile e prepareranno, ognuno per la propria classe, le buste con i suddetti materiali». La comunicazione, firmata da Paola Adami, dirigente scolastica dell'istituto comprensivo di Tuscania, è arrivata l'altro ieri.

La motivazione? «La scuola primaria utilizzerà per la didattica a distanza il Registro Argo e le sue funzionalità, perché non sono state segnalate a riguardo criticità dalle famiglie. Si rende pertanto necessario organizzare le restituzione dei libri alle famiglie, con l'intervento della protezione civile», riporta l'ordine di servizio.

In soldoni, domani le insegnanti sarebbero dovute uscire per andare a scuola e raccogliere i testi di ogni alunno in una busta chiusa, con sopra nome, cognome e indirizzo. I plichi poi, lasciati all'ingresso, sarebbe stati raccolti dai volontari della Prociv per la consegna a domicilio. Questo in una cittadina che conta 36 contagiati su circa  8mila abitanti. E dove il sindaco Fabio Bartolacci ogni giorno ripete lo stesso messaggio: «Non uscite se non per le emergenze! Dovete stare a casa».

E, infatti, avvertito il Comune dalle maestre preoccupate, dove il Covid-19 ha contagiato decine di persone, il provvedimento è stato sospeso. Ma nessuna polemica dal primo cittadino che sottolinea anzi, come il provvedimento della dirigente fosse teso «a tutelare la continuità della didattica a favore degli alunni».

«Abbiamo valutato - spiega il sindaco - che non c'era tutta questa urgenza, quindi abbiamo dato disposizione di sospendere l'iniziativa. E' a disposizione la protezione civile per portare i libri a domicilio. La dirigente valuterà con calma le necessità dei singoli alunni, quindi si procederà. Intanto, stiamo consegnando i tablet a chi non ce l'ha: due già assegnati, gli altri saranno destinati dai servizi sociali», conclude Bartolacci
 
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