Tuscania, asilo Toscanella: è scontro Curia-Regione. «No alla trasformazione, sì alla provatizzazione»

L'asilo di Tuscania
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Giovedì 18 Febbraio 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Oltre 100 anni di storia, puntellati di iniziative formative quali – tra le più recenti - la realizzazione dell’attuale scuola dell’infanzia Enrico Pocci, realizzata su un terreno donato nel 1980 dalla Curia vescovile di Viterbo, “che ha contribuito generosamente alla sua edificazione”. Più di recente, la costruzione del nuovo plesso dell’asilo  nido “completato nel 2017, grazie alla Curia che ha concesso il diritto di superficie rinnovabile ogni 20 anni su un’area di sua proprietà".

Lo mette nero su bianco monsignor Lino Fumagalli in una lettera inviata alla direzione regionale per l’Inclusione sociale. Curia e Regione: sono gli attori principali di un braccio di ferro istituzionale che, alla vigilia delle amministrative, a Tuscania si veste di connotati politici e riscalda gli animi.

Oggetto del contendere l’Ipab asilo di Toscanella, “ente di diritto pubblico che sin dalla sua costituzione si occupa prevalentemente della gestione della scuola per l’Infanzia paritaria, la quale fino all’anno scolastico 2018/2019 è stata diretta dalla Comunità delle Suore di Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Attualmente – si legge sul sito -  le attività didattiche sono tutte affidate a personale laico qualificato e abilitato”.

Cosa succede? Che nel 2019 la Regione ha approvato una legge per il “riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”, prevedendone la trasformazione in Aziende pubbliche di servizi alla persona oppure in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro, svolgenti attività di interesse pubblico.

Sulla base dei requisiti le 55 Ipab del Lazio, di cui 13 nel Viterbese, verranno accorpate e trasformate in Asp.

Il vescovo invece, sottolineando che “la natura educativo religiosa dell’Asilo di Toscanella, fondato dal sacerdote don Giuseppe Onofri ed eretta in ente morale da parte di sua maestà il re d’Italia nel 1905, è stata mantenuta ininterrottamente fino a oggi”, chiede la privatizzazione dell’ente. Linea formalizzata nella missiva “d’intesa con il sindaco del Comune di Tuscania, Fabio Bartolacci”, come recita l’incipit.

Dal livello istituzionale alla polemica politica il passo è breve. Gridano all'"esproprio proletario” Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Difende la scelta della Regione il Pd locale: “La riforma darà all’Asp maggiori poteri e maggiori risorse, perciò i servizi saranno tutelati e potenziati”. 

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