Turismo, il mini boom autunnale non basta: «Con l'inverno alberghi a rischio chiusura»

Turismo, il mini boom autunnale non basta: «Con l'inverno alberghi a rischio chiusura»
di Luca Telli
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Martedì 25 Ottobre 2022, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 20:10

L’autunno turistico nella Tuscia è iniziato come forse meglio non avrebbe potuto. Secondo una stima confermata da Federalberghi le presenze tra settembre e ottobre sarebbero cresciute quasi del 20% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, «ma niente illusioni – spiega il presidente dell’associazione Luca Balletti – perché ci aspetta un inverno durissimo». Ad eccezione del ponte del primo novembre «con prenotazioni che continuano ad arrivare grazie anche al bel tempo», le previsioni per i prossimi mesi sono nere al punto da mettere un pesante punto interrogativo sulla sopravvivenza stessa delle strutture ricettive tradizionali.

«L’ultimo rapporto nazionale prevede che il 6% potrebbe non riuscire a proseguire la propria attività nel corso del 2023, mentre un 12% non è in grado di valutare ora se ce la farà o meno – continua Balletti -. Dati che credo possano essere adottati senza problemi anche per la nostra provincia». La difficoltà più grande degli operatori del settore è quella di far fronte all’aumento esorbitante dei costi energetici «chi ha il prezzo bloccato per ora si salva – continua Balletti -, nel giro di qualche mese però tutti dovremmo fare i conti con bollette quadruplicate che pesano sui conti ben oltre il 20% a cui siamo abituati in condizioni normali». L’argine, per ora, è stato fornito da una stagione andata oltre le attese con numeri quasi raddoppiati rispetto al 2021 e molto vicini e ai livelli del 2019, una diga comunque fragile dopo due anni di dure restrizioni.

 In attesa di interventi da parte del nuovo governo «che speriamo si muova in maniera decisa in favore del settore», spiega Balletti, le aziende sono costrette ad inventarsi nuove tecniche di sopravvivenza utilizzando però armi spuntate.

Esclusa dal computo la pratica del saving, il risparmio cioè di energia attraverso abbassamento delle luci e del riscaldamento diventata ormai dominate, la difesa ruota intorno all’innalzamento dei prezzi e chiusure strategiche nei mesi più duri dell’inverno per limitare le perdite.

Se quest’ultima opzione è tema sulla quale stanno ragionando diversi imprenditori, adeguamenti alle tariffe sono già scattati nella maggioranza dei casi, «una misura necessaria – spiega Balletti – ma non risolutiva Dobbiamo precisare che si tratta di ritocchi minimi: scaricare per intero la pressione sui clienti significa andare a sbattere contro un muro». Un muro che si alza ad ogni rilevamento sul costo della vita, in crescita costante da inizio anno con un dato allarmante per Viterbo: terza città italiana dove nell'anno solare la spesa si è fatta più cara dopo Cosenza e Ascoli Piceno.

«Più si erode il potere di acquisto delle famiglie e più cala la spesa per beni secondari e turismo - conclude Balletti -. La tempesta che si sta preparando è purtroppo generalizzata. Ci auguriamo che vengano messi in campo quanto primi strumenti di sostegno per famiglie e imprese. Neppure l'azienda più solida è al sicuro in questo scenario».

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