Trasversale, il commissariamento è un giallo. Ance: «Da 6 mesi nessuna risposta»

Trasversale, il commissariamento è un giallo. Ance: «Da 6 mesi nessuna risposta»
di Luca Telli
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Giovedì 12 Novembre 2020, 16:39

Orte – Civitavecchia, il commissariamento è un giallo. Della nomina attesa per metà ottobre nessuna traccia. «Aspettiamo da mesi – spiega Fabio Belli, delegato per le infrastrutture dell’Ance -, senza l’ombra di una comunicazione e neppure un chiarimento».

Il completamento della trasversale infatti era stata inserito, insieme a altre opere giudicate di importanza strategica ‘per la crescita e lo sviluppo del Paese’, all’interno del decreto ‘Semplificazioni’ (e prima ancora nello Sblocca cantieri) dove aveva trovato spazio anche l’autostrada tirrenica nel tratto di competenza tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi. Due provvedimenti attivati dal governo Conte per rilanciare, attraverso la filiera edile, l’economia dopo la prima ondata.

«Una speranza per l’intero territorio in grado di mobilitare migliaia di posti di lavoro – dice Belli – Un’occasione forse unica per portare a compimento un’opera progettata quasi un cinquantennio fa». Le premesse non erano mancate con la proposta del vice ministro alle infrastrutture Giovanni Cancellieri che girava intorno alle figure di Massimo Simonini e Maurizio Gentile, amministratori delegati di Anas e Rete ferroviaria italiane, quali commissari di riferimento con la possibilità di ordinare subordinati e responsabili di cantiere.

 Come non era mancate le docce gelate, dalla bocciatura della Corte di Giustizia Europea del tracciato verde (giudicato dagli industriali il più economico, agile e fattibile) al successivo rimando al Tar chiamato a deliberare nei prossimi mesi. «Mesi decisivi – spiega Belli – in cui sbloccare un cantiere come la Orte Civitavecchia diventa ancora più importante».

 La ragione di un cambio di ritmo richiesto se non imposto passa dalla necessità di non vedere sfumare i finanziamenti europei già stanziati per l’opera, dalla paura poi che l'aumento dei contagi spinga a una chiusura meno rigida ma non troppo diversa da quella vissuta nei mesi primaverili. «La prima ondata ha scosso la fondamenta, la seconda rischia di fare crollare la casa – conclude Belli  -.

Sono decine le aziende che potrebbero non reggere il colpo, piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto sociale ed economico del territorio: da proteggere e tutelare».

La ricetta per evitare il tracollo, semplice: «Rispetto delle regole e investimenti mirati, più che cassa integrazione e altre misure di sostegno serve un piano di crescita a lungo periodo»

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