Termovalorizzatore di Tarquinia, è l'ora della verità: parola alla Regione

Il progetto
di Luca Telli
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Martedì 30 Giugno 2020, 10:19
«La Regione adesso dovrà decidere con chi stare, basta tentennamenti e mezze parole. Siamo pronti a tutto per difendere il territorio». Alessandro Giulivi, sindaco di Tarquinia, accende la miccia a poche ore dalla conferenza dei servizi convocata per le 15 di oggi. Una teleconferenza, per la precisione, a cui potranno accedere fino a 50 utenti, replica di quella convocata e mai tenuta il 4 marzo in piena pandemia. Sul piatto, il procedimento Via (Valutazione impatto ambientale). proposto dalla società A2A per la costruzione di un termovalorizzatore che dovrebbe sorgere al confine dell'aera di competenza dei comuni di Tarquinia e Civitavecchia nella zona di Pian dei CipressiPian dell'Organo. Un percorso iniziato 11 mesi fa, accompagnato da una lunga serie di proteste e manifestazioni, che ora si avvia al suo epilogo. Quella di oggi sarà la prima seduta. Stretti i vincoli, con «Ciascun ente (tra cui le Asl di Viterbo e Roma) o amministrazione convocato alla riunione che sarà rappresentato da un unico soggetto e abilitato a esprimere definitivamente e in modo univoco e vincolante la posizione dell'amministrazione stessa su tutte le decisioni di competenza della conferenza, anche indicando le modifiche progettuali eventualmente necessarie ai fini dell'assenso». Compatto il fronte dei sindaci, deciso a non concedere neppure una possibilità alla più grande multiutility italiana, a sostegno del quale si schierano anche le associazioni ambientaliste. «Questo piano non sta né in cielo né in terra spiega Silvano Olmi, presidente della sezione tarquiniese di Fare Verde il termovalorizzatore è l'ultima spiaggia in tema di rifiuti, la strada maestra passa dal riciclo». Tema, quest'ultimo, su cui batte molto Giulivi che sottolinea l'obsolescenza strutturale della centrale: bocciata, in nuce, dal piano di rifiuti regionali. A2A, da parte sua, ha presentato nei mesi scorsi una serie di integrazioni ai documenti richiesti, decisa a concretizzare quello che sarebbe il più grande investimento nella Provincia negli ultimi trent'anni dopo la centrale Enel di Montalto. Un progetto imponente. In base ai dati forniti la centrale dovrebbe produrre energia elettrica dai rifiuti conferiti - solo quelli non riciclabili - per circa 473 gigaWatt per ora, pari ai consumi di energia di circa 175.000 famiglie in un anno. Sempre secondo il proponente, il processo garantirebbe un risparmio di 90mila tonn. equivalenti di petrolio/anno per produrre lo stesso quantitativo di elettricità (con emissione di 240.000 tonnellate di Co2). L'investimento stimato è di circa 400 milioni di euro. L'impresa, inoltre, stima il trattamento di 481mila tonnellate l'anno di rifiuti speciali. Una media oraria di quasi 55 tonnellate. Il camino avrebbe un'altezza di 70 metri e produrrebbe circa 122 mila tonnellate di ceneri pesanti e 40mila tonnellate di ceneri leggere l'anno, come risultato della combustione. Il termovalorizzatore utilizzerebbe inoltre 12.200 tonnellate all'anno di calce, 2.770 di ammoniaca e 465 di carboni attivi per completare il processo di trattamento dei fumi. Per il trasporto dei rifiuti infine gli automezzi pesanti in entrata/uscita dal sito sarebbero circa 33mila l'anno, quasi 10 camion l'ora.
 
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