Terme dei Papi, il Consiglio di Stato dà ragione a Sensi «Si torna a 35 litri, ora il progetto di ampliamento»

Terme dei Papi, il Consiglio di Stato dà ragione a Sensi «Si torna a 35 litri, ora il progetto di ampliamento»
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 3 Novembre 2022, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 19:01

Ci sono voluti otto anni, ma alla fine ha vinto la famiglia Sensi: le Terme dei Papi possono utilizzare 35 litri al secondo di acqua termale, attingendo i 23 attuali dal pozzetto e il resto dalla “callara” del Bullicame. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, ribaltando la decisione del Tar del Lazio che dava ragione a Comune e Regione. E adesso il futuro del settore è tutto da riscrivere, dalle possibili conseguenze proprio sul Bullicame fino alle future concessioni e subconcessioni di emungimenti dal bacino termale. Ovvero un sistema delicatissimo di vasi comunicanti in cui se prendi da una parte rischi di fare danni da un’altra.

Tutto è iniziato da una delibera di consiglio del 2014, che limitava a 23/24 litri la disponibilità a favore delle Terme dei Papi, lo stabilimento comunale gestito dai Sensi. Da lì sono partiti ricorsi, controricorsi, ipotesi di lavori per adeguarsi al diktat - come il possibile abbassamento del livello della piscina - e il braccio di ferro con varie amministrazioni a palazzo dei Priori e di riflesso con la Regione, titolare della concessione.

Ora c’è la parola fine, il Comune deve pure risarcire oltre 11 mila euro di spese processuali, che valgono un debito fuori bilancio. «Le precedenti sentenze - dice Fausto Sensi, patron della struttura - non avevano tenuto conto dei fatti in maniera completa. Finalmente le parti vengono ricondotte agli accordi iniziali», cioè agli anni ’80. «La contropartita dell’investimento era la gestione in maniera corretta delle terme, con l’acqua e i fanghi che le fanno funzionare, come contrattualmente previsto: 35 litri al secondo».

La struttura al momento non ne sta ancora usufruendo: «Il Comune sta lavorando per ripristinare la situazione».

Due le fonti da cui attinge: il pozzetto, 23-24 litri, e la callara, «una condotta che ci porta l’acqua dal Bullicame. Ma essendo passati anni si è depositato il calcare e si è ostruita». Poi «spero di poter dar seguito al progetto di ampliamento», fermo da anni anche per le limitazioni, che prevede 3 milioni di euro di investimenti per 17 mila metri quadrati di relax e un’altra piscina, metà coperta, con un percorso che porta alla prima.

E adesso che succede? La bibbia delle terme è lo studio Piscopo. In base a questo viene stabilito quanto concedere a chi vuole investire. Il bacino è suddiviso in tre settori: settentrionale (Bagnaccio, Oasi e Bacucco, portata medie di 14-15 litri al secondo), centrale (pozzetto, Sant’Albino e Gigliola, 35-41 litri), e meridionale (Paliano, 15-20). Una volta disostruita la condotta ci sarà da vedere la reazione del Bullicame, appena tornato rigoglioso dopo anni a secco. «In questo momento - continua Sensi - è importante fare la foto dell’esistente: noi e le Salus. Il bacino può permettersi altre concessioni, ma a valle delle altre due, che vanno salvaguardate. Le potenzialità delle Terme dei Papi sono ben altre: possiamo essere competitivi a livello internazionale». E lo studio Piscopo? «La città termale si imposta su iniziative serie, l’imprenditore come fa a investire se non ha certezze sull’acqua? Occorre che il Comune abbia un quadro chiaro da cui partire». O meglio, ripartire.

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