Tassa soggiorno: sull'aumento l'impreparazione della giunta. La minoranza: «Ritirate la delibera»

Tassa soggiorno: sull'aumento l'impreparazione della giunta. La minoranza: «Ritirate la delibera»
di Carla Maria Ponzi
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Venerdì 4 Gennaio 2019, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 18:17

«Ma quale blitz. Si è trattato solo di correre ai ripari ed evitare di non poter applicare l'imposta nell'anno in corso». Questa ed altre giustificazioni si possono raccogliere passeggiando nei corridoi di Palazzo dei Priori, per capire i motivi che hanno convinto l'esecutivo guidato da Giovanni Arena a raddoppiare la tassa di soggiorno con una delibera approvata il 31 dicembre. «E' inutile fare dietrologia - sussurra una gola profonda - di natura politica.Il pasticciaccio è frutto dell'inesperienza di tanti neofiti dell'amministrazione». 

Intanto oggi l'atto viene definito “del tutto illegittimo e quindi nullo/annullabile perché viziato nel suo iter procedurale” secondo l'opposizione, che compatta a firma dei sei gruppi consiliari ha scritto a prefetto di Viterbo, al segretario generale del Comune e al dirigente del IV settore competente per materia. Perché quell'atto “prevede il parere preventivo obbligatorio, seppur non vincolante, della Commissione consiliare competente”. Da cui la richiesta, per quanto di competenza, “di adottare le misure necessarie al fine di ristabilire la legittimità dell’atto, anche mediante l’annullamento dell’atto stesso in autotutela”.

Segnalando al Prefetto “il grave disagio che i sopracitati vizi dell’atto determinano nei confronti degli utenti e degli operatori turistici”, che devono gestire un aumento tariffario sub iudice che ingenera incertezze nell’applicazione, la minoranza mette il dito nella piaga. Sottolineando come nella giunta Arena, proprio alla vigilia dello scoccare la mezzanotte di San Silvestro, si sono accorti che l'applicazione (e l'eventuale incremento) dell'imposta richiede una doppia procedura: da un lato, l'esecutivo stabilisce gli importi, diversificati secondo lo status delle strutture ricettive, che devono farsi corrispondere dai clienti; dall'altro, che spetta al consiglio comunale regolamentare, accanto alle modalità di applicazione, per quali finalità investire gli introiti.

Se uno dei due passaggi fosse saltato, addio imposta di soggiorno per il 2019, e conseguente rinvio dell'applicazione al primo gennaio 2020; con la perdita di un tesoretto per le casse comunali di circa 200 mila euro. Mentre il sindaco getta acqua sul fuoco e promette di parlare sull'argomento al prossimo consiglio, non cessano le prese di posizione. 

Dalle associazioni di categoria non manca la voce di Vincenzo Peparello, presidente Confesercenti e responsabile area turismo regionale. «L'imposta di soggiorno sostiene - non può servire per fare cassa e le entrate vanno reinvestite sui turisti. Non condividiamo l'aumento decretato dal Comune e rilanciamo la proposta di costituire comitati di gestione, con la partecipazione delle organizzazioni di categoria, per come devono essere utilizzati i proventi della tassa».
 

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