Il passaggio cruciale del documento è questo: “Chiusura, per basso volume di attività ostetrica, delle Unità operative ostetriche/neonatologiche pubbliche di Tarquinia per accorpamento con Civitavecchia". E in pochi mesi: il limite ultimo fissato è il 31 gennaio prossimo. «Parlare di accorpamento è un conto. Ma - rimarca il sindaco - qui scrivono chiudere». Insomma, una brutta sorpresa. Non che la questione dei numeri sia una novità. «Già 4 anni fa - ricorda Mazzola - riuscimmo a salvare il reparto. Pur non raggiungendo i 600 parti, i numeri erano comunque alti, maggiori rispetto al quelli di Civitavecchia. Tanti cittadini da lì, del resto, vengono a partorire da noi. Quindi portino il primariato dove vogliono, ma giù le mani dal nostro reparto».
L'idea del sindaco è un'altra: «Io sono per un ospedale unico del litorale che sia un'eccellenza. La sanità non è quella dei primari che mettono la propria carriera davanti agli interessi degli utenti. La sanità è assistenza ai cittadini. Questo è il principio che difenderò». Mazzola scriverà già oggi a Zingaretti per ottenere spiegazioni ufficiali. «Se gli interventi si concordano con i territori - dice - possiamo ragionare sulla soluzione migliore. Ma nessuno può calare dall'alto le decisioni che riguardano la salute. Se si tratta di creare una sinergia con Civitavecchia unendo i due reparti, è un conto. Se invece a Tarquinia non si potrà più partorire, allora non ci sto».
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