Tarquinia, il maltempo minaccia le Saline. L'allarme di Giulivi: «Se il mare entra biodioversità a rischio»

Tarquinia, il maltempo minaccia le Saline. L'allarme di Giulivi: «Se il mare entra biodioversità a rischio»
di Luca Telli
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Martedì 5 Gennaio 2021, 10:11

«Le ultime mareggiate hanno danneggiato seriamente l’arenile a ridosso delle saline. Se il mare entra potrebbero esserci rischi per le biodiversità». Da Tarquinia il sindaco Sandro Giulivi lancia l’allarme, la difesa costiera non può più essere rimandata.

 In pericolo non solo il futuro delle imprese turistiche ma la salute dalla riserva naturale, sito d'importanza comunitaria (Sic) e zona di protezione speciale (Zps), tra i più importanti in Italia per la sosta, l'alimentazione e la riproduzione dell'avifauna oltre che per le diversità vegetali e ittiche.

Dalla Regione e dal Ministero dell’ambiente sono già stati stanziati circa 2milioni e 600mila euro per la lotta all’erosione: «Fondi che devono essere impiegati per iniziare i lavori, per i quali ho chiesto un sollecito dopo la prima violenta burrasca– continua Giulivi -. Purtroppo da una parte il Covid, dall’altra le lungaggini burocratiche hanno frenato gli interventi».

 Ancora più urgenti dopo l’ultimo mese in cui il litorale è stato colpito da quattro violente mareggiate con raffiche tra i 70 e i 90 km/h «che se prima erano un fenomeno isolato oggi  - spiega Giulivi - con il cambiamento climatico, sono diventate la normalità». Distorta e che rischia di cancellare nei prossimi anni l’intero arenile di Tarquinia lido.

«Il mare non arretra ma avanza – ammette il sindaco -. Il rischio è di vedere peggiorata la situazione che avevamo a inizi anni 2000 con la costa praticamente scomparsa».  Un destino che Tarquinia condivide con molte altre zone costiere del Lazio in cui il 20% delle spiagge è a rischio erosione e 40 sono stati gli ettari persi negli ultimi 50 anni.

Una corsa contro il tempo che comporta un importante esborso di denaro.

L’ultimo intervento di ripascimento al lido risale a 17 anni fa, durante il primo mandato di Giulivi, con un investimento regionale e europeo di 15 milioni di euro.  «Una cifra enorme che oggi sarebbe anche difficile reperire», continua Giulivi. La soluzione, per il sindaco, non può che essere interna.  «Bisogna ripartire da un consorzio tra operatori, non ci sono altre soluzioni. Devono essere per primi gli imprenditori a investire per la salvaguardia della loro attività».

L’idea, quella di creare un cassetto comune da utilizzare all’occorrenza con gli incassi di una o due file di ombrelloni a cui il Comune parteciperebbe per le aree di sua pertinenza. «Così, in caso di necessità, le imprese potrebbero benissimo far fronte a un’opera, parziale, di ripascimento e tutela senza aspettare fondi di sostegno che potrebbe arrivare tardi».

Più un’ipotesi che altro: «Riuscire a conciliare le necessità di ognuno non è facile – conclude Giulivi -  Ma per il bene comune ognuno dovrebbe essere pronto a rinunciare a qualcosa. Pena: la scomparsa della spiaggia e la fine del turismo Tarquinia».

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