Galeotto fu il microfono e chi non lo spense. E così al minuto 90 del secondo consiglio comunale online della storia di Tarquinia è successo il patatrac. La cornice verde intorno alla casella del consigliere Sandro Conversini si spegne e la voce fuori campo entra in gioco. Un deus ex machina sboccacciato e impenitente, che se qualcuno nega di aver sentito qualcun altro dimostra di aver ascoltato benissimo.
«Sono favorevole, ma voglio sapere chi ha detto “cornuti”». È la richiesta legittima di un consigliere di minoranza che, se da una parte tira in ballo il sindaco, che rimanda le accuse al mittente, dall’altra rincara la dose: «Perché vorrei dirgli che in tasca ho un mazzo di chiavi di casa», la proprietaria delle quali resta ignota a differenza del sesso.
A chi sia stato rivolto l’insulto è materia di studio approfondito. Di teorie e congetture si occuperà un team di studiosi dei vari bar del paese: dall’alberata al lido, passando per il confine della strada tarquiniese. Un bar come per un frangente è sembrata l’aula virtuale del consiglio nello sdoganamento della dialettica politica la cui stella polare è diventa, a tutti i livelli, il turpiloquio sull’asse: pancia, bocca, cervello, invece che viceversa.
Un problema di ampio respiro che non riguarda solo la verde terra di Tuscia né un bellissimo paese che si affaccia sul mare, piuttosto un evento diffuso sul quale anche la Cassazione ha fissato i punti.