Tangenti sui funerali a Viterbo, rinvio a giudizio per quindici addetti

Lo scambio di somme nei locali di Belcolle, ripreso da telecamera nascosta
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 19 Aprile 2018, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 11:34
Tangentopoli mortuaria, rinviati a giudizio i 15 indagati, tra cui tre necrofori di Belcolle. Per loro il 3 ottobre inizierà il processo e dovranno rispondere di corruzione e concussione. Gli avvocati dei 15 indagati, ieri mattina, durante l'udienza preliminare sono riusciti a far modificare un solo capo d'accusa da concussione per costrizione a concussione per induzione. Per il resto tutto invariato.

L'impianto accusatorio della pm Paola Conti ha retto di fronte alla gup Savina Poli che ha spedito tutti a processo. La vicenda risale a 4 anni fa. Quando i carabinieri del nucleo investigativo provinciale arrestarono tre necrofori della camera mortuaria di Belcolle nell'operazione Anubi. E indagarono 37 persone (oggi rimasti in 15) quasi tutti impresari del settore pompe funebri, tra Viterbo, Roma e Civitavecchia. L'indagine scattò in seguito a un esposto presentato dal direttore sanitario di Belcolle Giuseppe Cimarello. Esposto sollecitato da alcuni impresari di pompe funebri che non riuscivano più a prendere funerali.

La maxinchiesta, condotta principalmente con intercettazioni ambientali, ha portato alla luce un presunto giro di funerali facili per le imprese funebri disposte ad allungare 50 euro a salma ai necrofori della morgue dell'ospedale. Chi non versava la tassa rimaneva fuori dal giro. E di fatto non lavorava. La somma da versare, secondo la pm Conti, per accaparrarsi un funerale era esigua, ma a fine mese avrebbe fruttato, secondo i calcoli degli inquirenti, uno stipendio in più. Le immagini arrivate dalle intercettazioni ambientali mostrerebbero i necrofori e gli impresari delle pompe funebri scambiarsi i soldi. In diverse occasioni. Tante da far dire alla procura di Viterbo che si è trattato di una vera e propria «consolidata prassi di corruzione ambientale».

La corruzione contestata sarebbe consistita nell'accettazione di somme di denaro elargite da titolari e addetti di agenzie funebri compiacenti in cambio dell'intermediazione con i famigliari dei deceduti nell'ospedale. La concussione, invece, sarebbe per induzione. Ovvero i necrofori avrebbero indotto e non costretto le pompe funebri a versare la somma per lavorare. Se tutto questo corrisponde o meno a verità lo stabilità il tribunale: al momento lo accuse sono tutte da verificare.
 
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