A Sutri Vittorio Sgarbi fa dialogare Pasolini con Giotto

Sutri, Palazzo Doebbing
di Carlo Maria Ponzi
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Sabato 27 Giugno 2020, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 10:32
«Riprende, dopo una pausa più lunga del previsto, il ciclo delle mostre a Palazzo Doebbing di Sutri: “Da Giotto a Pasolini”, dal 26 giugno 2020 al 17 gennaio 2021».

Così lo storico dell’arte nonché sindaco della cittadina Vittorio Sgarbi annuncia la mostra che “consente un importante intervento nel Palazzo, che un tempo fu del vescovo, e che oggi consente, a fianco delle sale destinate al museo d’arte sacra, di avere spazi versatili in cui con limitate dotazioni, e questa volta grazie all’intervento di Intesa Sanpaolo, si possono mettere in collisione esperienze artistiche lontane e diverse”.
 
Le oltre 250 opere esposte, che coprono un arco temporale che va dal VI secolo ad oggi, raccontano la vita di uomini e donne legati tutti da una personale e originale vocazione verso la ricerca del bello. Il passato è rappresentato dai reperti della Fondazione Luigi Rovati: Petala aurea (petali d’oro), sottili e minute lamine dorate di ambito bizantino e longobardo, frutto della sopraffina abilità degli uomini dell’epoca. In dialogo simbolico con Giotto, “nelle sue mirabili e umanissime immagini sacre, nella sua Madonna, potentissimo volto riemerso di recente da una raccolta del Massachusetts e nel Crocifisso attribuito alla sua bottega”.
 
Di rilievo le opere concesse dalla Fondazione Franz Ludwig Catel: dell’”artista creativo per eccellenza” che nelle sue operazioni teatrali fonde pittura, scultura, disegno, messa in scena, costruzione di installazioni. Poi è presente il siciliano Cesare Inzerillo che immortala comportamenti quotidiani, attitudini, modi di essere, di vivere, rappresentati da scheletri, da mummie estratte da una delle catacombe dei Cappuccini così frequenti in Sicilia.

In rapida sintesi vanno poi citate le opere di Livio Scarpella, Alessio Deli, Mirna Manni, Chiara Caselli, Massimo Rossetti, Justin Bradshaw, Guido Venanzoni. E quindi le fotografie di Dino Pedriali, che permettono di entrare nell’intimità di Pier Paolo Pasolini, perché quest’ultimo appare «in quanto io stesso, in carne ed ossa». «Sono scatti unici – conclude Sgarbi - e di una rara intensità, una vera a propria testimonianza delle ultime settimane di vita di Pasolini, della sua quotidianità e del suo corpo, prima che, il 2 novembre del 1975, venisse massacrato e dilaniato con una violenza inaudita».
 
La mostra è aperta dal martedì alla domenica; orario dalle 10 alle 18, con ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura.
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