Suicidio in carcere, «Hassan si feriva le braccia e l'agente gli ha dato uno schiaffo»

Mammagialla
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 15 Novembre 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:56

«Mentre era nella cella di isolamento era agitato, più volte allungava le braccia dalla finestrella del blindo per richiamare l’attenzione. Si è anche ferito alle braccia e poco dopo è entrato un agente penitenziario e gli ha dato uno schiaffo che lo ha sbattuto contro il muro». Il racconto degli ultimi istanti di vita del giovane Hassan Sharaf viene rivissuto in aula attraverso la testimonianza del maresciallo del carabinieri a cui la Procura delegò le indagini.

Hassan era un ventenne egiziano ristretto nel carcere di Viterbo, che l’estate del 2018, a meno di 90 giorni dal termine della pena, ha deciso di farla finita. Una decisione, che secondo la difesa dei suoi familiari - avvocati Giacomo Barelli e Michele Andreano - sarebbe stata indotta dalle condizioni disumane in cui vivono i detenuti di Mammagialla. Il 23 luglio del 2018 dopo una serie di atti autolesionisti Hassan tenta il suicidio nella cella dell’isolamento. Morirà una settimana dopo a Belcolle. I dettagli di quei momenti sono stati subito portati all’attenzione della Procura di Viterbo che ha prima aperto un un fascicolo per istigazione al suicidio in carcere e poi ha chiesto l’archiviazione.

Gli avvocati di parte civile hanno presentato opposizione. E dopo un lungo braccio di ferro, la Procura generale ha avocato il caso e ha revocato la richiesta di archiviazione. Questo lungo braccio di ferro ha scaldato molto gli animi tra le parti anche ieri mattina. Quando parte civile e Procura sono spesso state su fronti diversi. Tanto che la giudice Elisabetta Massini più volte è stata costretta ad intervenire, sottolineando che nella sua aula mai nessuno ha chiuso gli occhi e che la giustizia è davvero uguale per tutti.

Nel processo celebrato ieri si parla solo di abuso dei mezzi di correzione di cui rispondono due agenti, difesi dall’avvocato Giuliano Migliorati, che avrebbero tirato un ceffone ad Hassan poco prima che lui tentasse il suicidio.

Per capire cosa sia veramente successo tra i corridoi e le celle di Mammagialla i carabinieri del Nucleo investigativo hanno acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza. In particolare quelle della telecamera 35, che inquadra le stanze 2 e 3 dell’isolamento e quelle dei corridoi dove avrebbe transitato Hassan nei minuti prima dell’isolamento. «Vediamo la vittima uscire tranquilla dalla stanza numero 9. Camminava da solo e non sembrava agitato. Ma una volta dentro la stanza 2 dell’isolamento ha iniziato ad essere nervoso. Si vedono le sue mani più volte che escono dalle sbarre, gli atti di violenza sulle braccia e la costante ricerca di attenzione. E si vede uno degli agenti, oggi imputato, che più volte chiude la finestra del blindo e poi entra e toglie dalla stanza un secchio rosso e gli tira uno schiaffo che lo fa finire cn la testa contro il muro. Poi chiude tutto e quando ritorna per controllare vede il tentativo di suicidio. Entra e 11 secondi dopo esce e richiude a chiave la cella. Probabilmente va a chiamare i soccorsi». Il 118 arriverà solo molto dopo, quando per il ragazzo egiziano sarà già in coma.

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