Strage Erasmus, il padre di Elisa Scarascia Mugnozza: «Imprudente tornare di notte»

Strage Erasmus, il padre di Elisa Scarascia Mugnozza: «Imprudente tornare di notte»
di Massimo Chiaravalli
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Lunedì 21 Marzo 2016, 16:46 - Ultimo aggiornamento: 16:47

«Sono stati imprudenti, li hanno fatti ripartire alle 3 di notte. Potevano aspettare. Elisa? Aveva gioia di vivere, voleva fare la chirurga anche nei paesi del terzo mondo». Le parole escono dalla bocca del professor Giuseppe Scarascia Mugnozza con grande dignità e compostezza, nonostante la tragedia interiore. E' in Spagna, ha appena effettuato il riconoscimento della salma della figlia, una delle ragazze che hanno perso la vita sull'autobus maledetto. Quello che era successo lo ha intuito: prima ancora di sapere tutto in via ufficiale, ieri sera ha preso il primo aereo ed è volato sul posto.


Ha agito quasi d'impulso. «Qui - racconta Scarascia Mugnozza, docente all'Università della Tuscia - non hanno detto niente fino a sera. Ho capito cosa era accaduto perché tra ragazzi si cercavano, così ho saputo dell'incidente, verso le 11 del mattino. Poi cercando mia figlia e non avendo risposta mi sono preoccupato e ho pensato di partire. Sono arrivato con grosso ritardo perché c'era lo sciopero dei controllori francesi. Però fino a sera tardi qui non mi hanno detto nulla: soltanto stamattina». Le notizie dalla Spagna arrivano a rilento, «sono filtrate molto, molto lentamente. Hanno voluto fare tutti quanti i controlli prima di parlare, ma a un certo punto potevano anche dirlo».

Elisa era a Barcellona da pochissimo, un mese e mezzo. «Stava qui dai primi di febbraio - dice il padre - per via dei suoi studi in medicina, era alla fine. L'Erasmus sarebbe durato di sei mesi. Doveva fare tirocinio». Tutto è finito su quel pullman, uno dei cinque di ritorno da Valencia. «Gli organizzatori, l'università, non so - continua - sono stati imprudenti perché sono partiti la notte, verso le 2 o le 3. Evidentemente hanno perso il controllo, potevano aspettare un po' di più. Dal Consolato mi hanno sempre risposto, però non sapevano nulla neanche loro, perché dalla protezione civile spagnola non dicevano nulla».

Non si sa ancora quando si potranno svolgere i funerali. «Solo oggi abbiamo fatto il riconoscimento, non so quando ci saranno. Penso ci vorrà qualche giorno prima che ci diano il via libera per tornare». Il più grande desiderio di Elisa? «Diventare dottoressa, fare la chirurga. Anche nei paesi del terzo mondo. Anche a scopo unanitario. Aveva gioia di vivere, passione per la musica e l'arte, che si univa all'amore per la medicina». E questo, per il padre, è il modo più bello per ricordarla.

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