Spacciavano cocaina al bar, niente patteggiamento per i 4 pusher del Colle falisco

Cocaina
di Maria Letizia Riganelli
2 Minuti di Lettura
Domenica 9 Ottobre 2022, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 19:44

Niente patteggiamento per i 4 pusher del Colle falisco. Il giudice del Tribunale di Viterbo ha rifiutato la richiesta di rito alternativo che consente un notevole sconto di pena. Si tratta dei 4 arrestati a gennaio scorso dai carabinieri della compagnia di Montefiascone nell’ambito dell’operazione Biancaneve.

Tre degli indagati, tutti finiti dietro le sbarre, sono napoletani che erano approdati nell’Alto Lazio pochi anni fa. Mentre l’unico ai domiciliari è originario di Montefiascone. In particolare due dei campani sarebbero zio e nipote. Il più anziano del gruppo avrebbe avuto in passato legami importanti con un’organizzazione camorristica. L’indagine è stata avviata dai carabinieri quando hanno notato che in un bar del paese, acquistato da un giovane di origini campane, era divenuto luogo di incontro abituale da parte di diversi soggetti noti alle forze dell’ordine.

Le successive attività di indagine coordinate dal procuratore capo Paolo Auriemma e dalla sostituto procuratore Paola Conti, hanno consentito di documentare, anche attraverso attività informativa e tecnica, che i quattro indagati avevano messo in piedi una vera e propria attività di narcotraffico. I quattro spacciavano cocaina.

Sostanza ceduta all’interno del bar, diventato a tutti gli effetti base di spaccio. Non solo, perché i 4 riuscivano anche a fare consegne a domicilio sia a Montefiascone che nei paesi limitrofi. Numerose le trasferte degli indagati a Roma, nei quartieri di San Basilio e Boccea/Centocelle, a Caivano, e a San Felice a Cancello, tutte piazze dove veniva reperita la droga.

Complessivamente sono stati accertati 29 persone, che hanno acquistato abitualmente cocaina per uso personale. La maggior parte dei clienti era di Montefiascone residente nei comuni intorno al lago di Bolsena. Uno degli indagati, un 25enne di origini campane arrestato al Sestriere dove si era trasferito per motivi di lavoro, è ricorso prima al Riesame e poi alla Cassazione per ottenere un’affievolimento della misura.

Ricorso rigettato dai Supremi giudici che hanno sottolineato che «persiste il pericolo di reiterazione criminosa, a fronte dell'inserimento non occasionale del ricorrente nel settore dello spaccio di stupefacenti e dei suoi contatti con ambienti criminali, non avendo avuto efficacia dissuasiva ben due arresti eseguiti nel giugno e nel luglio 2021 ed essendo l'attività illecita proseguita fino al novembre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA