Sorelline violentate e filmate, l'avvocato Taormina: «Gli esami accertano la violenza». La difesa all'attacco

Un'aula del Tribunale di Viterbo
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 12 Aprile 2018, 08:00
Un elemento stona: è un piccolo sgabello con la faccia di un orsetto. Cosa ci fa quel panchetto in una casa disabitata, di proprietà di un uomo senza figli e nipoti? La domanda se la sono posti i poliziotti della squadra mobilie di Viterbo che indagarono su un presunto caso di violenza sessuale su due bimbe di 6 e 8 anni di Capranica. Un presunto caso di pedofilia per cui sono finiti sotto processo una coppia di genitori quarantenni e un imprenditore 47enne di Capranica.

Tutti e tre sono accusati di violenza sessuale sulle due sorelline. Abusi che sarebbero stati ripresi con la telecamera nel 2014 proprio nell’appartamento con il piccolo sgabello con l’orsetto. Ieri davanti al collegio il processo è entrato nel vivo. Testimoni alcuni ispettori della polizia che ascoltarono le vittime e perlustrarono l’appartamento. L’udienza per la delicatezza del caso è stata celebrata a porte chiuse. Le bambine sono assistite dall’avvocato Carlo Taormina, curatore speciale Fausto Barili. L’imprenditore di Tuscania è invece difeso dall’avvocato Vincenzo Petroni.

I fatti risalgono al maggio del 2014, quando - secondo le indagini e le testimonianze rese dalle bambine nell’incidente probatorio – le due venivano filmate con costumi e pose particolari. Dietro la telecamera, stando alle indagini, ci sarebbe stato l’imprenditore, datore di lavoro del papà delle piccole. «Oggi è emersa in aula la totale estraneità del mio assistito – ha detto l’avvocato Petroni -. Durante le indagini non è stato rinvenuto nessun materiale pedopornografico nella macchinetta, che attesti quanto si sta dicendo. Non è stato rinvenuto nulla nel pc, non esiste nessuna fotografia. Nulla di nulla. E’ solo caccia alle streghe». 

La difesa invece insiste: «Gli accertamenti ginecologici hanno accertato che entrambe le vittime – ha detto l’avvocato Taormina al termine dell’udienza - hanno subito violenza. L’assistente che ha testimoniato oggi in aula ha accompagnato le bimbe a Belcolle e ha notato che non c’era disagio mentre venivano eseguiti gli esami, nonostante la tenera età. E’ stato tentato di insinuare che gli abusi potevano essere stati fatti durante l‘allontanamento dalla famiglia, una cosa che non esiste. Tanto più che le bambine quando erano in casa famiglia a Roma non hanno mai mostrato nostalgia. Non soffrivano il distacco. Senza contare che oggi è emerso tutto il degrado familiare e abitativo in cui vivevano le due bimbe».

Nel frattempo le figlie, che sono state riaffidate ai genitori, sono scomparse insieme alla madre e al padre. E dalle carte dell’inchiesta è spuntato un nuovo caso di abusi, che sarebbe stato perpetrato sempre in quella casa e sempre sulle due giovani vittime. Stavolta è coinvolto un peruviano, ospite della famiglia.
 
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