Siccità, la situazione peggiora: i casi del lago di Bolsena e di Tarquinia

Il lago di Bolsena
di Renato Vigna
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Lunedì 19 Settembre 2022, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 11:44

La Tuscia ha ancora troppa sete. Le piogge di questi ultimi giorni poco possono contro una siccità che dura da mesi e che non ha risparmiato il Viterbese. A colpo d’occhio, i suoi effetti sono chiarissimi su chi in queste settimane ha frequentato il lago di Bolsena: le oche che passeggiano al porto di Marta sono l’emblema di una stagione particolarmente arida. I numeri lo confermano: il livello del lago, come rivelato dall’Osservatorio del lago di Bolsena, è sceso a 50 cm sotto la media ottimale pluriennale.

Ma se l’acqua batte in ritirata non è solo per la diminuzione di pioggia. Altre due, sempre secondo l’Osservatorio, le concause: la progressiva “riduzione della risorsa nell’acquifero vulcanico del lago negli ultimi anni e un’apertura troppo generosa delle paratoie sul fiume Marta”. Per tamponare gli effetti della siccità che in futuro secondo gli esperti si faranno ancora più pesanti, per gli studiosi del bacino lacuale occorre intervenire sia sull’entrata sia sull’uscita di acqua. In particolare, ridurre i prelievi e le perdite tramite evapotraspirazione, ovvero l’evaporazione dai suoli e l’acqua rilasciata dalla vegetazione, e controllare il deflusso dal Marta. Maggiori difficoltà si riscontrano, invece, nell’intervento sulle entrate che per il lago di Bolsena derivano esclusivamente dalle piogge: l’Osservatorio suggerisce interventi sulla vegetazione e sul paesaggio per favorire la ricarica dell’acquifero vulcanico.

Il caso del bacino lacuale è solo uno dei campanelli di allarme riguardanti la crisi idrica.

L’Osservatorio Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari) delle risorse idriche rivela che in quasi tutto il Centro Italia  il bilancio idrico 2022 è tra "molto" od "estremamente" secco  con un deficit, che solo grazie alle ultime piogge si aggira tra il 30% ed il 40% con inevitabile impatto sugli ecosistemi. Un esempio? “Nonostante 40 millimetri di pioggia, caduti in un paio d'ore, Tarquinia rimane la ‘comunità più assetata’ con soli 157 millimetri caduti da inizio d'anno contro una media a fine settembre di 356 circa. Inoltre, la minore portata riduce la diluizione delle acque e peggiora la loro qualità con relativi problemi di potabilizzazione” aggravando la situazione legata alla presenza di arsenico, sottolineano da Anbi. 

Nel suo ultimo report di settembre, anche l’Osservatorio permanente per gli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale certifica un leggero incremento dei comuni e della relativa popolazione interessata dal servizio sostitutivo con autobotti. “Nei comuni di Acquapendente, Blera, Soriano nel Cimino, Vetralla, Graffignano e Capranica – ricorda il documento - è stato necessario già attivare le autobotti per rifornire circa 6.000 abitanti. Sulla base dei dati forniti dal gestore e dall’Ato, nel caso di permanenza di condizioni siccitose, è ipotizzabile che si verifichino impatti più significativi, comprese le turnazioni, sugli utenti in 28 Comuni per una popolazione interessata di circa 40.000 abitanti”.

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