Scuola, il prossimo anno 700 iscritti in meno nel Viterbese. Il sindacato: «Molti docenti da ricollocare»

La Fantappiè di Viterbo
di Federica Lupino
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Giovedì 17 Marzo 2022, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 11:42

Pochi mesi fa Save the Children aveva parlato di “infanzia a rischio di estinzione” in Italia, visto che in 15 anni la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 è minorenne. Poi, l’Istat ha confermato un record di denatalità nel 2021, sulla scia di un trend negativo che si protrae da tempo. E il Viterbese non fa eccezione. Tanto che i riflessi di questo andamento si stanno per ripercuotere sull’universo scolastico. 

Rispetto all’anno scorso, le iscrizioni a scuola per il 2022/2023 vedono un calo netto di oltre 700 alunni. Nello specifico, sui banchi dell’infanzia a settembre ci saranno 300 bimbi in meno, altrettanti alla primaria, un centinaio alle medie, mentre per ora si salvano le superiori dove la flessione è leggerissima. Per fare un raffronto, sempre a livello provinciale nel 2018, nella scuola dell’infanzia si registrarono 211 bambini in meno, nella primaria circa 200 unità, nel primo grado una flessione di 40 iscritti, alle superiori il numero era pressoché stabile rispetto al 2017.
“Se fino a qualche anno fa – commenta Brunella Marconi, segretaria dello Snals Confsal provinciale – gli studenti di altre nazionalità immigrati nella Tuscia riuscivano a compensare in parte il calo della natalità., rmai il fenomeno è talmente vasto che le sue conseguenze si faranno sentire su tutti gli ordini e gradi”.

E se diminuiscono gli iscritti, si riducono le classi e servono meno docenti. Infatti da settembre, a una prima stima dello Snals, almeno una quarantina di insegnanti titolari di cattedra dovranno essere ridistribuiti. Una classe a tempo pieno significa una maestra la mattina e una il pomeriggio. Per ognuna che non si formerà, ci saranno quindi due prof da sistemare.

“Si tratta dei cosiddetti soprannumerari. Innanzitutto – spiega ancora Marconi – si cercherà di ricollocarli in un’altra scuola all’interno dello stesso comune in cui già insegnavano. Se non sarà possibile, si inizierà a cercare negli istituti a livello provinciale. Ma ricollocarli sarà complicato perché il trend è lo stesso ovunque”. Una situazione che impensierisce molto il sindacato. “Non nascondo la preoccupazione – conclude la segretaria dello Snals – sia per le classi sia per i docenti. Parliamo di professionalità che magari dopo anni di precariato avevano ottenuto una cattedra, anche vicino casa. Ora molti dovranno riprendere la valigia e ripartire per lavorare in giro per la provincia, un anno in una scuola per poi cambiare ulteriormente. Perderanno di nuovo la stabilità guadagnata con tanta fatica”.

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