Viaggio nella giungla dei saldi:
e così ti scopro lo sconto tarocco

Il costume con tanto di prezzo fotografato il 30 giugno
di Alessia Marani
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Giovedì 11 Luglio 2013, 20:01 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 12:02
VITERBO - Fidarsi bene, non fidarsi meglio. Me lo dice sempre la mia mamma e come tutte le mamme... ha sempre ragione. Mettiamo i saldi.

La fregatura è dietro l’angolo. Lo ripetono (e lo ripetiamo) a tamburo ogni volta che i supersconti sono al debutto. Ma i saldi sono veri o sono finti? Qualcuno di sicuro è taroccato. Vi racconto una storia.



Viterbo, 30 giugno. Capita che l’ultimo weekend del mese mia cugina e una mia amica vengono a trovarmi da Roma per stare un po’ insieme e gustarci pure in santa pace qualche buon appuntamento di Caffeina. Le serate sono ancora fresche, le belle giornate sdraiate in spiaggia col calore del solleone che ti cuoce addosso sembrano ancora tanto lontane, ma rientrando verso casa in tarda serata l’occhio cade su una vetrina del centro storico: bei costumi, colori decisi, una linea così trendy da fare invidia a Carrie Bradshaw di Sex and the City.



«Che bello! Quasi quasi me lo compro», dico. Poi penso: «Ma al mare ci andrò tra almeno due settimane, che faccio aspetto i saldi?». E Ale e Ila: «Sì, iniziano tra po’». Ila è la più ”sveglia”: «Ce l’hai il telefonino? Fagli una foto al prezzo che non si sa mai. Fanno i furbi». Sulle prime dico «ma dai...». Alla fine scatto. Prezzo immortalato, nero su bianco: euro 108.



Viterbo, 11 luglio. Finalmente sabato andrò al mare. Ora o mai più: comprare il costume. Certo un centinaio d’euro non sono pochi, di questi tempi poi. Ma ci sarà almeno un 20, 30%. Si può fare. Se poi c’è anche in un altro colore, meglio. Perché l’arancione sulla pelle chiara non è il massimo. Ho sempre il telefonino in borsa. Ma no, la foto neanche la guardo. A Viterbo mica è come a Roma: qui sono onesti.



Entro. In vetrina i costumi esposti sono altri rispetto a quelli del 30 giugno. Ma ritrovo il due pezzi adocchiato ben sistemato sotto il vetro del bancone. «Bello questo! Quanto viene?». La commessa lo prende, gira la targhetta mostra il prezzo: 135 euro. «Quanto sconto c’é?». «Il 30 per cento. Sarebbero 94,5 euro, ma glielo metto anche 90». Che gentile.



Ce ne sono anche altri carini. Ne prendo un paio per provarli. Però io un prezzo così alto non me lo ricordavo proprio. Entro nel camerino. Ma sì ora una sbirciatina al telefono diamola. Caspita: il prezzo era diverso. Il 30% di 108 euro fa 75,6 euro. Esco. «Signora, guardi io mi ricordo che il costume costava di meno, 108 euro».



La commessa si sorprende: «Non è possibile». Ne arriva un’altra a rinforzo: «Forse è perché prima dei saldi applicavamo il 20%». E l’altra, calcolatrice alla mano: «Sì, sì guardi: 135 euro meno 20% fa proprio 108 euro». Va beh non mi va di discutere, devo andare al lavoro, è tardi. E poi se è così come dite, e la matematica non è un'opinione allora lo sconto è del 10%.



Non compro nulla. Me ne vado avvilita. Passo davanti a un negozio come tanti, di quelli che trovi uguali in tutte le città. Ho deciso: correrò il rischio di avere un costume come tanti, un po’ proletario, ma almeno onesto.
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