Effetto raccolta differenziata sui Comuni: più aumenta e minore è la spesa pro capite che le amministrazioni devono sostenere per i rifiuti. È quanto certifica un rapporto Openpolis che incrocia i dati Ispra 2021 sulla raccolta differenziata e le specifiche dei bilanci di 1338 comuni inviate alla Ragioneria Generale dello Stato.
Un principio che sembra ribadito nonostante le criticità alla base del rapporto, per altro evidenziate nella scheda introduttiva, come dimostra il confronto tra i capoluoghi di provincia del Lazio. Partendo dal dato che nessuna delle cinque città in esame si avvicina alla media nazionale di 151,95 euro di spesa pro capite, a registrare importi più bassi è proprio il capoluogo dove l’indice della raccolta differenziata è più alta.
Al primo posto infatti c’è Frosinone che differenzia il 69,16% dei rifiuti e, su un totale di 7.840.347 euro per una popolazione residente pari a 46.063, spende 178 euro. Al secondo posto si piazza Viterbo che spende 197 euro per abitante (totale di 12.707.356 per 67.798 abitanti), con una percentuale di differenziata del 56,69%. Terzo posto per Latina: 210, 87, totale 26.962.070,35 e 126.470, e 34,99% di differenziata. Quarto Rieti: 267,76, 12.198.384 e 47.436, e 54% e ultima Roma: 328 euro di costo procapite, 903.256.248 spesa tortae per i 2.872.800 residenti, e 44% di differenziata.
All’occhio salta subito come la spesa di Rieti sia del 27% più alta rispetto a Latina nonostante i 20 punti percentuali di differenza nella raccolta differenziata.
C’è poi un altro punto: «Spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati». A mancare, quindi, sono in certi casi i numeri reali.
Un dato positivo, per la città di Viterbo, viene ad ogni modo dalla crescita della raccolta differenziata che l’Ispra aveva messo in luce. Al secondo posto tra le città capoluogo con il 56,69% segue, infatti, il primo come provincia con il 64,3%: il numero più alto in assoluto di una provincia laziale dal 2001, da quando esiste il catasto rifiuti dell’Ispra.