Appalto ponte dei rifiuti, il tesoretto derivante dalla vendita della raccolta differenziata raddoppia. Ma una parte viene comunque assorbita dall’adeguamento Istat, ottenuto dopo 9 mesi di pareri legali e diffide a palazzo dei Priori da Gesenu e Cosp Tecnoservice, che gestiscono il servizio.
Appalto ponte rifiuti, sorpresa: la raccolta differenziata porta 860mila euro nelle casse del Comune
Tutto è arrivato al pettine nel giro di sei giorni, tra il 23 e il 29 dicembre, con tre determine firmate dal nuovo dirigente del settore, Simone Moncelsi. La prima tranche di fondi da ottenere dalla ditta è di 708.642,71 euro e fa riferimento all’anno di esordio dell’appalto ponte sui rifiuti, dal primo settembre 2020 al 31 agosto 2021. L’altra è dell’annualità successiva e ammonta a 859.403,47 euro. In tutto fanno 1 milione 568.046,18 euro dritti nelle casse di palazzo dei Priori, che poi dovrà restituire a Gesenu e Cosp Tecnoservice il 10 per cento pattuito in sede di firma del contratto.
Il primo accertamento dei ricavi dalla vendita delle frazioni differenziate nel periodo settembre 2020 – agosto 2021 era stato firmato dal dirigente il 17 marzo, salvo poi rimodularlo ora, insieme al secondo accertamento.
Non è finita. Con l’arrivo della sindaca Chiara Frontini al dirigente non è stato rinnovato l’incarico e la rti l’8 agosto è tornata a sollecitare l’adeguamento, poi ancora il primo settembre. Il successivo dirigente, Stefano Peruzzo, il 4 novembre ha ritenuto «opportuno e prudenziale quantificare gli importi». Tre giorni dopo l’incarico è passato a Moncelsi, che il 19 dicembre ha affidato allo studio legale Aor «un approfondimento sulla sussistenza dei presupposti per l’accoglimento della richiesta». Il 27 la risposta: è «legittima e ragionevole». E finalmente il 29 sono stati impegnati 673.591,43 euro a favore della rti. In cassa restano alla fine circa 730 mila euro.