«In Bretagna i poliziotti francesi li hanno pestati di botte e sono scappati, qui gli abbiamo offerto pure il caffè. A questo punto verranno sempre in Italia». Il giudizio sulla gestione del rave a Valentano da parte di Piero Camilli è spietato. Sul suo terreno, dove hanno ballato per cinque giorni, «la situazione è una catastrofe: ci vogliono 23 bilici per portare via l’immondizia che hanno lasciato».
La sua azienda agricola è stata fortemente danneggiata. Camilli, a rave in corso, è entrato più volte per controllare la situazione. «Hanno sporcato ovunque – dice - e lasciato montagne di roba: siringhe, plastica, pannoloni, preservativi. Hanno fatto quello che gli pareva». Come privato ha subito danni per «50-70 mila euro. Mi sento male, voglio aspettare ancora qualche giorno per tornarci, mi dà fastidio: a questa azienda sono molto attaccato, ci sono animali, la riserva acquatica, è zona sic. Hanno distrutto tutto. E io se voglio mettere un cancello invece devo chiedere sette permessi».
Ecco cosa ha visto, mentre 10 mila persone ballavano e non solo: «Non vi potete rendere conto di cosa c’era: droga sui banchetti, gente che si accoppiava, è gente da mondo? Una che partorisce là dentro cosa può essere? C’erano sette palchi».
La trattativa Stato-rave non l’ha digerita. «Non si può trattare con questa gente». Con un’azione di forza però si sarebbe rischiato molto. «Con la prova di forza se ci scappava il morto vuol dire che se l’erano cercata. Hanno menato ai ristoratori, hanno menato a tutti e a questi non fanno niente? Dovevano chiudere le strade subito: erano tre, mica tante». Questo è ciò che avrebbe fatto Camilli: «L’altro giorno sono usciti quattro o cinque container con quei palchi: bastava sequestrarli, metterli da una parte e dirgli: quando paghi i danni te li riporti via. Adesso vediamo di mettere a posto l’azienda, che è impraticabile. Sperando che piova – conclude - almeno pulisce un po’».