Rapina all’ufficio postale di Canino, è subito processo

Carabinieri
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 17 Giugno 2021, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 15:24

Rapina all’ufficio postale di Canino, è subito processo. La Procura di Viterbo nei giorni scorsi ha chiuso le indagini sulla banda che il 28 novembre scorso svaligiò le Poste del piccolo centro della Tuscia. La prima udienza è fissata per il 19 ottobre ma con tutta probabilità i 7 indagati chiederanno di essere giudicati con un rito alternativo, che consento lo sconto di pena. A finire davanti al giudice saranno il 37enne viterbese Bruno Laezza, difeso dall’avvocato Enrico Zibellini, il 25enne Carloni Modesti, difeso dall’avvocato Luigi Mancini, il 28enne di Marta Roberto Gallo, assistito dall’avvocato Giovanni Labate. E ancora il direttore della filiale Massimiliano Ciocia, Domenico Palermo, Daniele Casertano e Christian Lanari, difeso dall'avvocato Paolo Delle Monache.

I primi tre indagati sono gli ultimi ad essere finiti sul registro degli indagati e sarebbero gli esecutori materiali della rapina. Gli ultimi 4 invece coloro che avrebbero pianificato a tavolino il colpo e avrebbero aspettato il bottino per spartissero. Secondo Secondo la ricostruzione il 28 novembre 2020 un uomo, travestito da corriere, sarebbe entrato nella filiale delle Poste di via Garibaldi a Canino poco prima della pausa pranzo. E pistola in pugno si sarebbe fatto consegnare 200mila euro, custoditi nella cassaforte.

Un colpo facile e veloce. Le indagini, di carabinieri e Polstrada coordinate dalla Procura di Viterbo, partite immediatamente, portano prima a tre persone sospette, che avrebbero parcheggiato un’automobile rossa proprio di fronte alle Poste nel momento della rapina. Auto che poi viene inquadrata dalle telecamere di sicurezza cittadine mentre lascia Canino.

Ma la perquisizione arriva a un vicolo cieco. Gli investigatori aprono un’altra pista. Controllano le telecamere, quelle della filiale, quelle della strada e quelle nel paese. Controllano anche gli sms scambiati dai tre. E scoprono che nella rapina c’è qualcosa che non va. Troppo semplice perfino per esperti rapinatori. E qui che capiscono che per la buona riuscita del colpo la banda deve aver trovato un infiltrato. Un uomo che dall’interno deve aver aiutato il rapinatore, fornendo preziosi consigli. Un uomo come il direttore delle Poste svaligiate. L’indagato viene fermato dagli investigatori con 30mila euro in contati addosso e arrivato davanti agli investigatori crolla e vuota il sacco. Facendo stringere il cerchio intorno ai complici che finiscono tutti in manette. L’unico neo della storia resta il bottino.

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