Caro gasolio, i trattori sull'Aurelia: «Con questi costi addio raccolti». La protesta si amplia

Caro gasolio, i trattori sull'Aurelia: «Con questi costi addio raccolti». La protesta si amplia
di Luca Telli
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 16:49

Coltivatori e allevatori del litorale di Tarquinia rilanciano e nel secondo giorno di protesta annunciano una manifestazione, per domani mattina lungo l'Aurelia: «Formeremo una colonna con i nostri trattori tra Tarquinia e Montalto spiega il presidente della Centrale ortofrutticola, Alessandro Serafini - proprio per rallentere il traffico, così come la speculazione e i rincari stanno facendo con le nostre aziende».

Sempre giovedì, alle ore 11 nel piazzale della cooperativa Pantano - base logistica della protesta - gli imprenditori agricoli incontreranno i rappresentanti provinciali di Coldiretti, Cai e Confagricoltura, nel corso di in un confronto per il quale è attesa anche la presenza dei consiglieri regionali Silvia Blasi (M5S) e Enrico Panunzi (Pd). «Dalla politica ci aspettiamo sostegno e risposte continua Serafini - dopo che noi, in 30 anni di attività non abbiamo mai vissuto niente del genere».

Oltre al prezzo del gasolio agricolo, schizzato ieri oltre 1,55 euro al litro, a metter in ginocchio le imprese sono i rincari di cassette di legno, plastica per l'imballaggio e quello fuori controllo dei fertilizzanti, «alcuni dei quali sono aumentati del 150% mettendo a rischio la semina», spiega Serafini. Che aggiunge: «Con questi prezzi investire sull'orticoltura è un salto nel vuoto. Non c'è garanzia di ritorno, di quell'utile fisiologico necessario cioè alla sopravvivenza. La crisi Ucraina rischia di essere il colpo di grazia per molte aziende».

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Alcune delle quali, tra le 120 associate alla Centrale ortofrutticola, rischiano di fermarsi già nei prossimi giorni se il prezzo del carburante non subirà una contrazione significativa; e se i provvedimenti ipotizzati dal governo dovessero tardare.

Spiega ancora Serafini: «Il conto non lo pagheranno solo le imprese ma anche i clienti della spesa. I prezzi al banco subiranno dei rincari. Le previsioni che abbiamo ora ci prospettano un calo del prossimo raccolto tra il 25 e il 30 per cento».

La direzione verso la quale gli agricoltori chiedono di muoversi è quella delineata dalle maggiori associazioni di rappresentanza: immediata riduzione delle accise e dell'Iva sui carburanti, introduzione di ogni provvedimento necessario a limitare gli aumenti senza precedenti dei costi produttivi e una politica che incentivi la produzione di alcune delle colture di cui ora si sente maggior bisogno: grano, mais ed il girasole, la crisi delle quali era stata denunciata da Confagricoltura.

«Venti anni fa in provincia di Viterbo si coltivavano 60.000 ettari di grano duro, nel 2020 solo 20000 ha spiegato l'associazione - ma nel frattempo ben 33.000 ettari di superficie agricola sono rimasti inutilizzati e stanno per perdere, o forse hanno già perso, la possibilità di essere coltivati. Il mais, di cui in provincia eravamo grandi produttori, è divenuto impossibile da seminare. Stesso discorso per il girasole».

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