«Una gestione non oculata e non all’altezza hanno causato il fallimento dell’azienda». Ancora guai per la cartiera Pontesodo di Canino. Ieri mattina davanti al collegio del Tribunale di Viterbo è ripreso il processo all’amministratore delegato dell’azienda del periodo 2013-2014, accusato di fallimento e di aver omesso di tenere scritture contabili prescritte dalla legge nell'anno precedente il fallimento e in particolare per il 2014. A spiegare cosa successe in quel delicato momento il curatore fallimentare.
«La contabilità - ha affermato - non era regolare, mancava tutta quella relativa al 2014. L’anno prima del fallimento. Vantava crediti per 4 milioni non veritieri. E anche gli immobili non erano di proprietà. Durante le operazioni di inventariato vennero elegante 900 balle di carte dal valore di 45mila euro, così si legge dal verbale di pignoramento, ma non vennero mai trovate. Custode era stato nominato proprio l’amministratore delegato».
La cartiera Pontesodo fallì nei primi mesi del 2015, dopo turbolenti anni in cui fu accusata da associazioni ambientaliste di essere diventata una “bomba ecologica” per l’ambiente.
Si torna in aula il 4 ottobre per la discussione.