Povertà, fuori dall'emporio solidale c'è la fila: «Quaranta famiglie in attesa»

Povertà, fuori dall'emporio solidale c'è la fila: «Quaranta famiglie in attesa»
di Luca Telli
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 14:59

Emergenza povertà, fuori dall’Emporio solidale I care di Santa Barbara c’è la fila. «A gennaio abbiamo ricevuto il doppio delle domande rispetto a dicembre – spiega il presidente Domenico Arruzzolo -. Arriviamo dove possiamo, ma gestire questa situazione inizia ad essere difficile». Quello appena concluso è stato infatti l’anno peggiore per l’emporio dalla sua apertura nel 2018 al punto, spiega Arruzzolo: «che è stata messa in discussione la tenuta finanziaria della struttura». 

Una pressione costante e continua che dalla prima fase della pandemia (marzo 2020) in avanti non ha mai dato segni di cedimento: «da tre anni a questa parte siamo al massimo della nostra forza ricettiva», continua Arruzzolo costretto, insieme al suo gruppo di volontari, a fare i conti negli ultimi tempi anche con gli scaffali che si svuotano rapidamente e problemi di approvvigionamento.

«Dal banco alimentare ci arriva la metà esatta dei prodotti rispetto a un anno fa – spiega-. Quintali in meno di pasta, olio, pomodoro e scatolame a lunga scadenza. Per continuare a mantenere efficiente il servizio stiamo potenziando le raccolte all’esterno dei supermercati e moltiplicando iniziative di beneficienza». Ma il nodo non è tutto qui: c’è un’altra ragione che preoccupa ed quella che mina il meccanismo che regola ritmo e sopravvivenza dell’Emporio. 

Spiega Arruzzolo: «La nostra struttura nasce come una forma di assistenza temporanea, il principio è quello della rotazione per arrivare a più persone possibili, mi spiego: chi si rivolge a noi dovrebbe farlo per un periodo limitato per poi lasciare posto a chi si trova in maggiore difficoltà.

Questo punto fermo, che garantisce la sopravvivenza dell’emporio e il suo corretto funzionamento, è saltato: sono poche le famiglie che una volta entrate riescono a sganciarsi». Precipitate all’interno della sacca di povertà sono poche quelle che ne escono. Lavoro che manca tra le cause o, peggio, lavoro sottopagato con un salario del tutto inadeguato alle esigenze famigliari. Problemi ingigantiti dalla corsa dei prezzi e dal caro bollette che hanno caratterizzato l’autunno ed i primi due mesi d’inverno. 

«Liquidare la questione in poche parole non è la via migliore per arrivare a risolvere il problema, la questione è complessa e ce lo dicono i numeri che crescono senza arrestarsi – continua il presidente -. L’emporio assiste 250 famiglie ma dietro c’ò fila: in attesa di entrare in struttura ce ne sono altre quaranta». Tradotto: migliaia di persone, con una parità quasi matematica tra italiani e stranieri, a cui manca il necessario per vivere.

Un tema sul quale Domenico Arruzzolo invita a fare quadrato chiamando a raccolta amministrazione comunale, parrocchie e ogni realtà associativa che opera in provincia. «La povertà è in aumento, ognuno di noi deve fare la sua parte: non c’è niente di troppo piccolo che non valga la pena fare. La situazione è molto più difficile di quanto non dicano i dati dell’Emporio. Al fiume di famiglie in difficoltà dobbiamo aggiungere un 20% almeno di sommerso: poveri, e sempre più spesso nuovi poveri, che non si riesce ad intercettare». 

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