L'ha appreso facendo un controllo su titoli e libretti postali. Insieme al suo legale, Antonio Jezzi, è andata a chiedere conto degli ammanchi e ha scoperto che nel frattempo l'impiegato era stato licenziato alla chetichella. E che sul suo conto c'è un'inchiesta interna dell'ente Poste, che va avanti da mesi, coperta dal riserbo assoluto e legata alla sparizione dei soldi di diversi clienti che avevano affidato i propri risparmi al navigato impiegato.
Alla donna era stato assicurato che sarebbe stata risarcita del maltolto, ma i soldi non sono ancora arrivati. L'avvocato Jezzi, insieme al collega Paolo Labate, si è recato nella caserma dei carabinieri di Soriano e ha messo nero su bianco una denuncia, per truffa e appropriazione indebita, nei confronti dell'impiegato.
«Gli ammanchi sono consistenti e c'è un'inchiesta della Procura - conferma il legale - perché la mia cliente si è resa conto di quel che era successo una decina di giorni fa, ma l'inchiesta interna di Poste italiane va avanti da mesi. Riteniamo che la sparizione dei 62mila euro sia solo la punta dell'iceberg. E siamo convinti che l'ente sta tentando di tenere nascosta una vicenda che conta parecchie vittime».
Diversi i clienti che hanno visto sparire i propri risparmi, ma molti di loro ancora non lo sanno. Per tentare di far riavere i soldi all'imprenditrice truffata, per il 29 novembre è stato convocato l'amministratore delegato di Poste italiane, Matteo del Fante. Dovrà comparire di fronte all'Adr di Viterbo, l'organismo di mediazione che lavora per risolvere anche le liti più difficili.
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