Porto di Marta, la Procura chiede la condanna. Auriemma: «Rischiato il danno ambientale»

Il procuratore capo Paolo Auriemma
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 15 Dicembre 2022, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 11:51

Porto di Marta, la Procura chiede 9 mesi di condanna per il sindaco Maurizio Lacchini, l’ex vicesindaca Lucia Catanesi e un professionista del luogo. Ieri mattina, davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, è iniziata la discussione della pubblica accusa, prima affrontata dal pm Michele Adragna e poi dal procuratore capo Paolo Auriemma.

Una discussione lunga e articolata che ha punto l’attenzione sul danno ambientale che l’opera idraulica realizzata dal Comune di Marta avrebbe potuto creare. I tre imputati, difesi dagli avvocati Roberto e Francesco Massatani, Giovanni Labate e Carlo Mezzetti, sono accusati di abuso d’ufficio, falso ideologico e violazione delle norme sulla tutela del paesaggio. L’inchiesta della magistratura viterbese è nata nel 2016 dopo i lavori di ristrutturazione e ampliamento del porto finanziati con fondi europei.

Lavori che avrebbero, secondo l’accusa, cambiato radicalmente la destinazione d’uso della diga di circa 270 metri. Da barriera ad attracco. Un cambio che ha portato i nomi del sindaco di Marta, Maurizio Lacchini, della vicesindaca Lucia Catanesi, di alcuni ex assessori e dei responsabili dell’ufficio tecnico sul registro degli indagati. Degli 8 indagati iniziali sono tre sono arrivati al dibattimento. Secondo l’impianto accusatorio il comune di Marta si sarebbe procurato un vantaggio economico chiedendo alle imbarcazioni un canone per l’ormeggio al molo.

Proventi non dovuti in quanto non era possibile attraccare. Essendo solo un’opera idraulica.

«La Regione Lazio - ha affermato il procuratore capo Paolo Auriemma - ha ripetutamente detto quell’opera non poteva servire come diporto. E questo perché realizzare un muro in quel punto avrebbe potuto creare un danno ambientale ingente. Per questo ragione il procedimento ci sta a cuore e ci interessa particolarmente. Andare a modificare il fondo del lago, costruendo un muro di cimento avrebbe provato danni a cascata dal lago, al fiume e al mare dove sfocia. Per questo siamo rimasti stupiti e anche dispiaciuti che la Regione Lazio non si sia costituita parte civile. Era importante».

La Procura ha chiesto 9 mesi di condanna per ogni imputato. «Abbiamo chiesto solo ai relatori di quel progetto di venir giudicati da un collegio e ritengo che per arrivare a una condanna basterebbe solo le parole pronunciate dall’ex sindaca Catanesi durante l’esame imputato». L’imputata, poche udienze fa, affermò di essere stata indagata per “un eccesso di zelo“. Il verdetto arriverà dopo la discussione delle difese prevista per il prossimo 11 gennaio.

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