Pasolini a 100 anni dalla nascita: viaggio tra i set dei suoi film girati nella Tuscia

Pier Paolo Pasolini e Totò sul set di "Uccellacci e uccellini"
di Carlo Maria Ponzi
2 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Gennaio 2022, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 13:40

Pier Paolo Pasolini ovvero una lunga e appassionata fedeltà alla Tuscia. Ai suoi mirabilia storico-artistici e ai suoi “paesaggi più belli del mondo”. Scelti di volta in volta, o per dettare poesie (in italiano e in friulano), o per girare film, o per scrivere l’ultimo romanzo (il postumo “Petrolio”, 1992).

Cent’anni dalla nascita del poeta-scrittore-regista (Bologna, 5 marzo 1922) possono rappresentare l’occasione di una celebrazione che valga anche per promozione cultural-turistica del Viterbese attraverso i set delle pellicole pasoliniane.

L’esordio, in ordine cronologico, fu a Chia, scoperta da Pasolini nella primavera del 1964, quando cominciò a mettere mano al “Vangelo secondo Matteo”. «Le prime inquadrature girate – ha ricordato Enzo Siciliano nella biografia del poeta, 1978 – furono quelle del battesimo di Gesù e il Giordano venne ‘trovato’ fra Orte e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo alle rocce aspre e selvagge”. Il che gli permise di scoprire la torre di Chia di cui letteralmente si innamorò». Acquistata nel 1970, divenne «la casa dei suoi estremi ritiri, sotto un rudere medievale dall’aria solitaria e inaccessibile». E fu proprio nel casottino-studio antistante la torre che Pasolini abbozzò “Petrolio”,

Nel 1966, Tuscania, con la basilica romanica di San Pietro e le rovine del Castello del Rivellino, divenne quinta ineguagliabile di “Uccellacci e Uccellini” con Totò e Ninetto Davoli.

Nel 1969, alcune sequenze di “Medea”, con Maria Callas e Giuseppe Gentile, furono girate ancora a Chia, utilizzata come trasfigurazione della Colchide. (Curiosità: ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968 Gentile superò per due volte il record mondiale del salto triplo). Il 1971 è l’anno del “Decameron”, reinterpretazione di alcune novelle dell’opera di Boccaccio: l’episodio dove Andreuccio da Perugia e due ladri entrano per depredare la tomba di un vescovo fu girato nella Basilica di Castel Sant'Elia (XI secolo).

Ma nella produzione per immagini di Ppp va citato il cortometraggio televisivo “La forma di Orte”: una denuncia degli oltraggi edilizi inflitti al centro della Teverina, «un tempo frugalmente – sottolineò il grande filologo Gianfranco Contini - ma nobilmente compatto nella sua pensilità rupestre: un campione dunque dell’ideale bellezza italiana secondo Pasolini, povero, genuino, assoluto, ai limiti del deserto e dell’arsione vulcanica. Mi dicono che questo canone valga anche per il castello che Pasolini si era scelto nel piccolo centro di Chia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA