Omicidio Fedeli, «è stata legittima difesa». In oltre 6 ore gli avvocati di Micheal Pang, dopo aver ricostruito l'accaduto, smontato le aggravanti ed escluso la rapina, hanno invocato la legittima difesa. La penultima udienza di Corte d'Assise sull'omicidio del commerciante viterbese getta una luce totalmente diversa sul quel 3 maggio 2019. L'avvocato Remigio Sicilia analizza tutti i fatti, senza tralasciare dettagli e critiche al pubblico ministero, e chiede l'assoluzione per il suo assistito. Solo due settimane fa l'accusa aveva chiesto l'ergastolo.
Per smontare la versione della Procura si parte dal principio, dalla scena del crimine. «Il giovane Michael quel 3 maggio era la terza volta che entrava nel negozio. Tutta la scena è avvenuta davanti al bancone, è Fedeli che da dietro si muove e l'imputato si trova ristretto in uno spazio, con le spalle al muro e la presenza del Fedeli a sbarrargli materialmente l'uscita. Si è sentito all'angolo con l'impossibilità di scappare. E come faceva ad avanzare verso l'uscita con un soggetto che brandiva un coltello? Non vi è dubbio, invece, che il giovane Michael non poteva scappare e si è difeso». Niente è lasciato indietro: dal pugno dato alla vittima per tentare di svincolarsi, alle prove non cercate. Come le macchie di sangue. «Per tentare di sostenere un assunto personale il consulente della Procura è arrivato a sostenere tesi in macroscopico contrasto con le risultanze della scienza». Pang, secondo la difesa, si è quindi difeso da un'aggressione da parte di Fedeli. «Michael è un ragazzo americano - spiega Sicilia - non dimentichiamo che non comprende l'italiano. Quando Fedeli ha iniziato a gridare non capiva una parola e quando ha visto il coltello si è sentito in trappola. Ha colpito per difendersi, non per uccidere. E in questo non c'è nessuna crudeltà».
Durante il dibattimento l'accusa ha chiesto l'aggravamento della posizione dell'imputato contestando la crudeltà per il numero di sgabellate e perché avrebbe calpestato la testa della vittima. «Pang è scivolato sul corpo nel tentativo di trascinarlo, si è trattato di calpestio come dimostrano logicamente i dati che abbiamo. E tutti i colpi inferti, come affermato dal medico legale, hanno agito in sinergia nel trovare la morte. Nessuno era eccedente». Ma soprattutto per i legali di Pang non ci sarebbe stata nessuna rapina. «Michael non è indigente, viene da una famiglia americana benestante che non gli ha fatto mai mancare nulla. Sin dall'inizio, invece, la Procura contestava al giovane l'aggravante dell'aver ucciso il Fedeli per 600 euro di merce. Ebbene, la prima e più ovvia questione che ci si pone è perché mai, se davvero l'intento del giovane Michael fosse stato quello di conseguire un profitto, questi non ha preso i soldi della cassa? Cassa che non è mai stata considerata né esaminata del contenuto. Non solo, Pang voleva aprire un'attività a 30 metri da Fedeli, è plausibile fare una rapina sapendo di essere riconosciuti?».
La Corte deciderà del futuro dell'imputato solo a metà dicembre. La sentenza è attesa per il 14 dicembre.
Omicidio Fedeli, gli avvocati di Pang: «Si è solo difeso, ma quale rapina». Chiesta l'assoluzione
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 17 Novembre 2020, 09:13
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