Omicidio del piccolo Matias, «La condotta del padre ripugnante, spregevole e vile»

Omicidio del piccolo Matias, «La condotta del padre ripugnante, spregevole e vile»
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 15:55

Omicidio del piccolo Matias, «La condotta del padre ripugnante, spregevole e vile». La Corte d’Assise di Viterbo spiega, in 28 pagine di motivazioni, perché ha condannato all’ergastolo Mirko Tomkow. Il manovale 45enne il 16 novembre dello scorso anno a Vetralla uccise il figlio che era appena tornato da scuola. Lo aspettava nascosto in casa, casa dalla quale era stato allontanato per i maltrattamenti contro la moglie.

Un omicidio brutale e premeditato. «Matias - spiegano i giudici nelle motivazioni - è morto per asfissia meccanica violenta provocata dall’applicazione di nastro adesivo sulla bocca e sul naso (con conseguente soffocamento) e per anemia metaemorragica causata da lesioni inferte con mezzo da punta e taglio, che ha penetrato il cranio il collo e il torace». Prima soffocato e poi finito con tre coltellate verso organi vitali. Per i giudici nessun dubbio, non solo solo stati accertati tutti i capi di imputazione ma anche le aggravanti da quella della premeditazione a quella dei futili motivi.

«La condotta tenuta - spiegano - desta certamente ripugnanza e appare spregevole e vile, l’imputato ha inveito contro il proprio figlio, un bambino di 11 anni solo in casa, infierendo in maniera reiterata e provocandogli una morte non immediata e densa di sofferenze fisica e morale».

L’unica aggravante, secondo la Corte d’Assise, non applicabile a Tomkow è quella della crudeltà. «La dinamica dell’omicidio, pur orribile (il bambino è rimasto vivo per il tempo in cui il padre, dopo aver avvolto il nastro adesivo sul viso, lo ha collocato nel cassettone e si è recato in soffitta, dove ha fumato e bevuto per poi tornare in casa a cospargere di benzina tutto l’appartamento, per poi pugnalare per tre volte il bambino) non integra l’aggravante della crudeltà che richiede una condotta particolarmente riprovevole per la gratuita e superfluità dei patimenti».

Secondo i giudici della Corte d’Assise Tomkow avrebbe ucciso il figlio, per il quale provava «totale disinteresse intervallato al fastidio per le sue normali manifestazioni di bambino» perché era stato allontanato dalla moglie. Moglie che più volte nel corso degli anni aveva maltrattato e picchiato. In maniera lucida. Nessuno infatti sapeva perché aveva sempre evitato di lasciarle lividi sul volto, preferendo colpirla dove non poteva mostrarlo. Ora i difensori di Tomkow hanno due settimane per presentare Appello contro la sentenza di primo grado del Tribunale di Viterbo.

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