Omicidio del piccolo Matias, è il giorno del verdetto

Udienza in Corte d'Assise
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Venerdì 8 Luglio 2022, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 11:01

Omicidio del piccolo Matias, è il giorno del verdetto. Oggi la Corte d’Assise del Tribunale di Viterbo, dopo aver ascoltato le richieste pene della pm Paola Conti e le parole di parte civile e difesa, si ritirerà per decidere del futuro dell’imputato. Mirko Tomkow - accusato dell’omicidio del figlio di 10 anni e di maltrattamenti in famiglia è difeso dagli avvocati Paolo Grazini e Sabina Fiorentini - rischia un pesantissimo ergastolo.

Il 45enne polacco è ritenuto responsabile anche di aver premeditato, pianificato, la morte del piccolo Matias. Una premeditazione fatta di gesti che non sarebbero passati inosservati agli inquirenti. Dal telefono cellulare appositamente lasciato in un sedile del treno che da Roma lo portava a Vetralla, alla tanica di benzina comprata pochi minuti prima di entrare nella casa della moglie. Casa da cui era stato allontanato con provvedimento del giudice.

La parte civile, la mamma e gli zii di Matias assistiti dall’avvocato Michele Ranucci, è pronta a chiedere anche un cospicuo risarcimento, due milioni la mamma e uno gli zii. Anche se tutti sono ben consapevoli che nessun risarcimento economico riuscirà a lenire il doloro provocato quel martedì pomeriggio da Tomkow. Il 16 novembre scorso il polacco arriva a Cura di Vetralla con un treno, dopo essere stato dimesso da un hotel covid della capitale.

Da agosto non può più avvicinarsi ai suoi familiari e alla casa.

Ma questo non lo fermerà. Come ammesso durante l’interrogatorio, appena arrivato ha comprato delle cose ed è entrato in casa. Cose che rispondono al nome di vodka e benzina. «Sono entrato in casa e non c’era nessuno - ha spiegato -. Sono entrato con le chiavi nascoste fuori in una ciabatta. Ho fumato, bevuto e aspettato. Mentre ero lì ho sentito le ruote dello zaino di mio figlio che sbattevano sui gradini e sono sceso. Appena mi ha visto ha urlato: “Vai via, non puoi stare qui“. Urlava e urlava così per farlo smettere ho preso lo scotch e glielo ho avvolto su tutta la faccia. Non parlava più».

Il piccolo Matias è stato prima soffocato con del nastro da pacco avvolto su tutto il volto e poi accoltellato con un coltello da cucina. E quando ha smesso di muoversi e respirare il padre lo ha adagiato nel cassettone del letto e cosparso di benzina. Così lo ha trovato la mamma appena tornata da lavoro, così lo hanno visto i carabinieri arrivati in casa allertati dai vicini di casa.

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