Omicidio Fedeli, nessuna crudeltà sulla vittima: Pang evita l'ergastolo, condannato a 25 anni

Omicidio Fedel
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 15 Dicembre 2020, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 15:48

Omicidio di via San Luca, nessuna crudeltà sulla vittima. La condanna inflitta all’assassino di Norveo Fedeli non si è fatta attendere. Ieri, dopo cinque ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise ha emesso la sentenza, condannando il ventenne americano Micheal Pang a 25 anni e 6 mesi di carcere e al pagamento di una provvisionale in favore dei familiari della vittima di 445mila euro.

Il 3 maggio 2019 Pang uccise a colpi di sgabello Norveo Fedeli.

Il 73enne viterbese, noto commerciante del capoluogo, morì in un lago di sangue nel suo negozio in pieno centro, poco dopo le 13. Pang lo colpi più e più volte, apparentemente, perché non riusciva a completare la transazione per acquistare dei jeans. Il ventenne dopo aver ucciso il commerciante sì infilò delle buste di plastica sulle scarpe ricoperte di sangue e lasciò Viterbo.

I carabinieri, aiutati dalle telecamere di sorveglianza, arrestarono Pang il giorno dopo a Capodimonte. Il giovane non si era nascosto, passeggiava tranquillamente per le vie della cittadina sul lago di Bolsena. Dopo una notte in carcere l’americano confessò tutto chiedono perdono. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile coordinata dalla pm Eliana Dolce, fu stata lunga e particolarmente laboriosa. 

Per ben due volte gli specialisti della scientifica entrarono nella jeanseria del centro. L’investigazione giudiziaria, durante la ricerca della verità, si avvalse anche di un altro importante tipo di analisi, il Bpa ovvero “Bloodstain Pattern analysis“. La branca delle scienze forensi che ricostruisce la dinamica dell’evento sulla base della valutazione della formazione delle “tracce ematiche” (macchie di sangue, visibili o latenti) presenti sul luogo del delitto. Dopo l’iniziale accusa di omicidio volontario e di rapina arrivò, durante il dibattimento, anche l’aggravante della crudeltà. In virtù della quale la procura chiese la condanna all’ergastolo.
La Corte ieri però l’ha esclusa, condannando l’imputato solo per l’omicidio e la rapina. 

«Siamo soddisfatti - ha detto al termine l’avvocato di parte civile Fausto Barili -. L’impianto accusatorio ha retto e la Corte non ha ritenuto condivisibili le argomentazioni difensive. Oggi la famiglia ha uno stimolo in più per voltare pagina. Ovviamente, rispetto a una tragedia come questa, nessuna condanna permette di mettersi l’anima in pace ma almeno c’è il ristoro dei danni patiti». Da un angolo dell’aula ha assistito alla lettura della sentenza anche l’imputato. Terrorizzato dallo spettro dell’ergastolo.

«La sentenza di primo grado - ha spiegato l’avvocato della difesa Remigio Sicilia - ci dà ragione sull’aggravante crudeltà. Ma ci sono ancora punti da comprendere, per questo dovremmo attendere e leggere le motivazioni
La pena comminata è sicuramente dura, ma rispetto a ciò che si era prospettato è sicuramente un successo. Voglio però ribadire che questa sentenza non rispecchia ciò che è realmente successo».

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