Omicidio di Natale, la difesa: «Non voleva uccidere»

Aula
di Maria Letizia Riganelli
2 Minuti di Lettura
Martedì 17 Gennaio 2023, 05:50

«Ha agito per difendersi, non voleva uccidere». La difesa di Christofer Nelson punta tutto sulla legittima difesa e chiede l’assoluzione. Ieri ultima udienza prima della sentenza per il 32enne nigeriano accusato di aver ucciso la notte del 24 dicembre scorso il suo connazionale e coinquilino Enogieru Orobosa di 28 anni.

La pm Paola Conti aveva chiesto 14 anni di carcere, dopo aver valutato le dichiarazioni rese dall’imputato e per la scelta del rito abbreviato che consente lo sconto di pena. Nelson in aula aveva spiegato che il suo è stato un gesto dettato dalla paura e dalla difesa. Una tesi che sarebbe stata confermata anche dalla perizia sulle sue parole fatte in fase di arresto. «All'inizio avevamo buoni rapporti - aveva affermato durante la scorsa udienza - ma nell'ultimo periodo non andava più bene. La convivenza si era incrinata per via della gestione della casa. Ma quella sera non volevo ucciderlo, è stato un ferimento accidentale avvenuto mentre litigavano».

La sera del 24 dicembre, dopo una furiosa lite domestica col suo coinquilino Enogieru Orobosa di 28 anni, ha preso un coltello da cucina e lo ha accoltellato all’addome. Una ferita mortale. Il ventenne è morto dopo che i medici hanno fatto il possibile per salvargli la vita.

Secondo quanto ricostruito la lite sarebbe iniziata proprio nell’appartamento. Una lite particolarmente violenta per futili motivi. La vittima avrebbe tentato di fuggire scendendo per le scale. Qui, probabilmente, sarebbe stato raggiunto dal connazionale e accoltellato. Sulla scena del delitto, in via Adolfo Marini, sono subito intervenuti gli agenti della Squadra Mobile e della Volante che trovarono la vittima davanti al portone della palazzina ancora cosciente. Sarebbe stato proprio lui a dire che Nelson lo aveva ferito con un coltello da cucina.

«Non ero io ad avere un coltello in mano - aveva detto l’imputato - ma lui. Litigavamo e l’ho inseguito fino in cortile, dove è avvenuta la tragedia. Non sapevo di averlo ucciso, l’ho scoperto quando mi hanno portato in carcere». Ieri mattina davanti al gup la discussione dell’avvocato Antonio Ierio. «Abbiamo sostenuto la legittima difesa - ha spiegato il difensore -, il suo gesto non era intenzionale. Non a caso la coltellata è una sola. Per questo si può parlare di omicidio preterintenzionale ma non di volontario». Il 23 gennaio la sentenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA