Omicidio delle Saline, oggi l'assassino davanti al gup

Claudio Cesaris
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Martedì 5 Luglio 2022, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 09:39

Omicidio del professor Dario Angeletti, oggi davanti al gup l’assassino. Claudio Cesaris questa mattina uscirà dal carcere di Rebibbia per partecipare alla prima udienza preliminare. La Procura di Civitavecchia ha infatti deciso di non chiedere il giudizio immediato ma di procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. L’ex dipendente dell’Università di Pavia, difeso dagli avvocati Michele Passione del foro di Firenze e Alessandro De Federicis del foro di Roma, è accusato di omicidio preterintenzionale aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Aggravanti che, se confermate anche in fase preliminare, sarebbero ostative alla richiesta di un rito alternativo con conseguente sconto di pena.

La vittima, Dario Angeletti, è stato trovato morto martedì 7 dicembre 2021 nel parcheggio delle Saline a Tarquinia. A pochi passi dall’ufficio del dipartimento distaccato dell’Università della Tuscia, dove la vittima lavorava come docente. Un colpo secco alla tempia mentre era ancora seduto al volante della sua auto. Ad armare la mano dell’assassino sarebbe stata una folle ossessione per una donna. Ossessione che diversi mesi fa lo avrebbe spinto a lasciare la sua città, Pavia, per rintracciarla. Scovarla e tentare un approccio. Forse l’ennesimo. Ma all’arrivo a Viterbo avrebbe scoperto che la donna, una ricercatrice anche lei originaria di Pavia, aveva trovato una grande amicizia in quel prof con cui condivideva la passione per il lavoro accademico. La sua ossessione sarebbe aumentata fino a fargli prendere una pistola e fare fuoco contro quello che riteneva essere un ostacolo per la sua relazione immaginaria.

A rafforzare l’ipotesi investigativa sarebbero stati non solo le immagini della video sorveglianza che avrebbero ripreso Claudio Cesaris partire dopo aver sparato il colpo, ma sopratutto il suo telefono e i supporti informatici sequestrati poche ore dopo l’omicidio.

Nel cellulare, utile anche per confermare la posizione al parcheggio all’ora dell’omicidio, sarebbero stati passati al vaglio tutte le telefonate effettuate, i messaggi e le mail. Soprattutto quelli che avrebbe inviato alla donna che continuava a sfuggirgli. Nei supporti informatici anche le tracce della premeditazione. Perché quell’omicidio brutale non sembra essere stato il frutto di un momento. Ma di una pianificazione portata avanti per giorni. Anche la scelta di affittare una casa a San Martino al Cimino, piccola frazione di Viterbo, non sarebbe stata casuale. La ricercatrice dopo aver ottenuto un contratto con l’Unitus aveva scelto proprio quella frazione per stabilirsi. L’imputato, davanti al gip, avrebbe detto che sarebbe stato proprio per lei che avrebbe fatto fuoco.

Oggi davanti al gup del Tribunale di Civitavecchia sarà il giorno della costituzione di parte civile per i familiari di Angeletti, assistiti dall’avvocato Rodolfo Bentivoglio. Chiderà di costituirsi come parte civile anche il Comune di Tarquinia con l’avvocato Paolo Pirano. «Una scelta dettata dal fatto che Tarquinia da quel delitto ha riportato un danno d’immagine. Ma anche perché il professor Dario Angeletti era un punto di riferimento per il territorio proprio per il lavoro da ricercatore che svolgeva sul territorio».

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