Viterbo. Omicidio Zappa, la famiglia:
«Confermare le pene»

La vittima, Ausonio Zappa
di Silvana Cortignani
2 Minuti di Lettura
Sabato 15 Febbraio 2014, 13:33
VITERBO - E’ durata oltre quattro ore la prima udienza del processo d’appello ai quattro giovani romeni tra i 20 e i 26 anni condannati per il delitto Ausonio Zappa.

DE CATALDO RELATORE

In apertura del dibattimento, il giudice relatore Giancarlo De Cataldo (l’autore di “Romanzo Criminale” e recentemente impegnato su RaiTre con il “Masterpiece”), ha riepilogato l’intera vicenda, dal massacro del professore 81enne nella sua villa di Bagnaia la notte tra il 27 e il 28 marzo 2012. L’omicidio si consumò durante un tentativo di rapina, che portò alla morte del fondatore dell’Accademia di Belle arti dopo dieci giorni di agonia. Per quei tragici fatti sono stati condannati per omicidio volontario tutti i componenti della banda.



GLI ERGASTOLI

Queste le pene: all’ergastolo gli esecutori materiali, a 16 e 12 anni di carcere i “pali”, tra i quali il basista del colpo, Alexandru Petrica Trifan, figlio ventenne della badante e cresciuto in casa della vittima. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Andrea Danti, ha chiesto che vengano confermate tutte le condanne, mentre i difensori dei due complici, i legali Marco Russo e Roberto Delfino, hanno chiesto entrambi un alleggerimento della pena, contestando il concorso anomalo (secondo il pubblico ministero Paola Conti e il gup Salvatore Fanti, non potevano non essere consapevoli dei rischi del colpo).

L’avvocato Russo in particolare, durante un’arringa di due ore, ha ribadito che Alexandru Petrica Trifan, proprio perché conosceva le abitudini della famiglia Zappa, era certo che la villa d’inverno fosse disabitata e che il professor Ausonio fosse a Milano.

Il quartetto sarebbe entrato in azione pensando a un furto facile e quelli che dovevano fare da palo non potevano prevedere che il colpo sarebbe sfociato poi in delitto.



RINVIO A MARZO

I difensori degli assassini, Roberto Fava e Massimo Rao Camemi, parleranno il 10 marzo, puntando al fatto che i due giovani entrati in casa non volevano uccidere altrimenti Zappa non sarebbe stato trovato vivo, quindi manca l’elemento della volontarietà. Nello stesso giorno è prevista la sentenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA