Nessuna estorsione mafiosa, assolto Ismail Rebeshi

Ismail Rebeshi
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 05:35

Nessuna estorsione mafiosa. I fratelli Rebeshi escono dal processo davanti al collegio con accuse ridimensionate e una piena assoluzione. L’assoluzione è per Ismail, il quarantenne albanese già condannato in primo e secondo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso. Condannato a 5 anni invece per fratello minore David, per lui però nessuna aggravante mafiosa.

L’estorsione era “semplice” per il collegio del Tribunale di Viterbo. I due fratelli albanesi sono finiti al centro di un’inchiesta aperta quando Ismail era già dietro le sbarre per una doppia accusa di spaccio e mafia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avrebbe continuato a impartire ordini ai suoi familiari per rientrare di alcuni debiti. In particolare avrebbe manifestato a suo fratello David Rebeshi, in quel breve frangente ancora libero, la necessità di andare a recuperare crediti presso due piccoli imprenditori, con diversi precedenti penali. I due, un ristoratore (parte civile assistita dall’avvocato Luigi Mancini) e tuttofare nel campo della compravendita di automobili, hanno testimoniato durante il processo mostrando spesso terrore nei confronti degli albanesi. Rebeshi junior, con l’aiuto di 3 ventenni albanesi - condannati in appello a quasi 9 anni di carcere - avrebbe minacciato e inseguito i due presunti creditori del fratello.

Per questi fatti, il pm antimafia Fabrizio Tucci aveva chiesto 12 anni e mezzo di carcere sia per Ismail che per David Rebeshi.

A smontare l’impianto accusatorio ci ha però pensato lo storico difensore dei fratelli Rebeshi, avvocato Roberto Afeltra. Durante una lunga requisitoria, iniziata nell’udienza della settimana scorsa e terminata solo ieri mattina prima della camera di consiglio del collegio, aveva sottolineato come l’immagine data dalla pubblica accusa di Ismail Rebeshi non collimava con la realtà. Non solo, durante la discussione ha spiegato perché il quarantenne albanese non poteva essere stato il mandante.

«La famosa mail scritta durante la detenzione e inviata al fratello - dimostra che non c’entra. Non di certo la prova che sia stato lui a spingere per far mettere in atto l’estorsione. Ismail non faceva paura a nessuno e lo confermano tutti i testimoni. Da parte sua, visto che era in carcere, non c’è stata alcuna istigazione». L’impianto della difesa, che sembrerebbe essere stato accolto dal collegio, mirava a far cadere la posizione di Ismail Rebeshi per togliere di mezzo l’aggravante mafiosa. Cosa che è puntualmente accaduta. Facendo così scendere la pena comminata al fratello David. Il collegio per Rebeshi junior ha anche ordinato l’espulsione e il pagamento di 2mila euro in favore dell’unica parte civile.

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