Movida, i residenti del centro avvertono il Comune: «Senza interventi pronti a chiedere i danni»

Movida, i residenti del centro avvertono il Comune: «Senza interventi pronti a chiedere i danni»
di Luca Telli
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 18:16

La sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha stabilito che i Comuni dovranno risarcire i danni provocati dalla mala movida è un’arma in più nelle mani dei residenti che ora avvertono: «Se l’amministrazione continuerà a non fare niente saremo costretti a passare alle vie legali». A parlare è la presidente del comitato del quartiere San Pellegrino Maria Elena Pierini che meno di due settimane fa, dopo almeno due anni di appelli e di denunce caduti nel vuoto, era tornata a spiegare tutte le difficoltà ed i disagi che gli abitanti sono costretti a vivere chiedendo, tra le altre cose, un incontro (sembra finora negato) con la sindaca Chiara Frontini.

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 Risse, spaccio di droga, urla e schiamazzi fino a tarda notte (insieme a sporcizia, erbe infestanti che crescono, degrado che avanza ed alla conta dei danni che arriva quasi puntale dopo ogni fine settimana) i problemi elencati dal comitato al quale la sentenza della Cassazione, arrivata in soddisfazione di una causa partita dieci anni fa da alcuni residenti del comune di Brescia, fornisce ora un maggiore spazio di azione per mettere freno al fenomeno richiamando, poi, le amministrazioni a prendere una decisione in merito a cominciare dal controllo, richiesto e mai ottenuto, nelle aree dove la movida si concentra.

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La sentenza, che parte dal principio «che le amministrazione comunali debbano garantire il rispetto delle norme di quiete pubblica e di conseguenza tutelare la salute dei cittadini», sembra infatti  chiudere qualsiasi spazio ai mancanti interventi: «la pubblica amministrazione è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, può essere condannata sia al risarcimento del danno patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna ad un ‘facere’, al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità».

Soglia di tollerabilità che, lamentano i residenti, è stata più volta superata. «Il problema è serio e diffuso – aggiunge Pierini – e lo dimostra il fatto che prima della Cassazione un altro tribunale si era espresso sulla materia».

Il riferimento è alla decisione dello scorso novembre della Corte d'Appello di Torino che aveva condannato al risarcimento il Comune di Torino per il troppo rumore nel quartiere di San Salvario «per non aver cioè adottato le misure necessarie per contenere i rumori notturni provocati dai locali e dai loro avventori».

Nelle parole della presidente intenzioni, per ora, poco belligeranti: «agiremo solo ne necessario» ripete Pierini, perché la prima via resta quella dell’incontro, della concertazione e del dialogo a fronte anche dei pesanti costi che le eventuali richieste di risarcimento avrebbero per le casse comunali. Dialogo che non è stata la marcia in più dell’amministrazione in questo primo anno di governo.

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