Morì precipitando dalla casa di cura, il figlio: «Non deambulava più, come ha fatto le scale?»

Aula Tribunale
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Martedì 16 Marzo 2021, 06:50

«Mio padre non deambulava più, difficile che sia riuscito a fare le scale». Parla il figlio Gian Paolo Rossi, l’ 81enne morto dopo una caduta dalla finestra della casa di riposo di Tuscania. Caduta per cui la procura di Viterbo ha prima aperto un’inchiesta, per fare luce sulla dinamica della morte, e poi chiesto il processo per gli amministratori.

Amedeo Menicacci e Noemi Castellani, di fatto responsabili di Villa Iris a Tuscania, sono accusati davanti alla Corte d’Assise di abbandono di anziano aggravato dalla morte.

La sera del 15 gennaio 2019 Gian Paolo Rossi di 81 anni precipita dal secondo piano della casa di riposo sulla Tarquiniese. Un volo di oltre tre metri che gli costa la vita. La vittima, residente a Monte Argentario (Grosseto), era ricoverata da tempo nell’alloggio per anziani.

L’intervento dei sanitari del 118 è stato immediato, medici e infermieri hanno provato a rianimare l’anziano ospite, ma per lui non c’è stato nulla da fare. Accorsi sul posto anche i carabinieri della compagnia di Tuscania, a cui sono state affidate le indagini. Indagini che il sostituto procuratore Massimiliano Siddi, ha poi allargato chiamando in supporto anche i carabinieri del Nas per le opportune verifiche nella struttura.

L’ipotesi accusatoria è che siano state omesse tutte quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia.

I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo. «Mio padre era una persona brillante, è stato direttore di banca.

Poi si è ammalato di Alzheimer - ha raccontato uno dei figli in aula -, nell’ultimo periodo non ci riconosceva più. Non deambulava. Non so come abbia fatto a salire le scale per arrivare alla mansarda da dove è caduto». Secondo la ricostruzione l’81enne sarebbe uscito dal salone centrale attraverso una porta non chiusa a chiave e sarebbe salito per arrivare a una piccola mansarda ancora in stato grezzo dove poi sarebbe caduto. Gli inquirenti nella stanza avrebbero trovato una delle due ciabatte che la vittima indossava. L’altra era accanto al corpo. «Non ho mai avuto niente da ridere alla struttura, gli operatori erano tutti molto cortesi. Non ho mai avuto sentore che ci fossero anomalie». Secondo i Nas, che nella struttura hanno fatto 5 accessi, qualcosa che non andava c’era. «Il personale presente era in numero insufficiente. Non c’erano nemmeno i requisiti minimi. Tra l’altro alcuni operatori sanitari non avevano nemmeno la qualifica».

Sotto la lente anche il ruolo dei due imputati. «La Castellani di fatto avrebbe dovuto presenziare ma solo una volta è stata presente - ha spiegato il maresciallo dei Nas - e in base a quanto abbiamo acquisito non aveva nemmeno i titoli per rivestire quel ruolo».

Si torna in aula il 16 aprile.

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