Vasto: avversari troppo violenti, i baby-calciatori del Monterosi lasciano il campo: «Tenetevi la coppa»

La lezione dei Giovanissimi del Monterosi
di Marco Gobattoni
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Venerdì 8 Giugno 2018, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 13:58
Hanno rinunciato alla possibilità di vincere ed alzare la coppa, ma gli adolescenti del Monterosi hanno dato una lezione che vale molto di più di un trofeo.

Domenica 3 giugno, finale del Torneo Del Mare Adriatico in scena a Vasto: l’ultimo appuntamento della categoria Giovanissimi, ragazzi classe 2004, vede di fronte il Monterosi e la compagine di Napoli As Promotion. La partita dovrebbe rappresentare un momento di festa e di calcio estivo, ma ben presto le cose si mettono male: in campo iniziano a volare calcioni, interventi duri che vengono sollecitati dalla panchina della formazione partenopea che già in occasione della semifinale disputata il giorno prima aveva tenuto un atteggiamento intimidatorio, tanto che al termine della gara c’era stato bisogno dell’intervento dei carabinieri per calmare gli animi.

Tornando alla finale, dopo un primo tempo burrascoso e pieno di calci, nell’intervallo gli occhi dei baby calciatori del Monterosi sono pieni di paura e delusione. La società monticiana ha come stella polare per il suo settore giovanile, ma anche per la prima squadra il rispetto dell’avversario e delle regole e visto l’andazzo che aveva preso la giornata, i piccoli biancorossi chiedono al mister e alla direttrice del settore giovanile Alessia Tarani di andare via. Il divertimento non c’è più: c’è solo un gioco ruvido che mette a rischio anche l’incolumità fisica dei calciatori in campo.

“Non penso e non pensiamo di aver fatto niente di eccezionale – racconta la Tarani – il Monterosi vive lo sport e il calcio con una direzione ben precisa. Ho visto piangere i miei calciatori e insieme alla società non abbiamo avuto esitazioni: per noi il rispetto e il divertimento valgono molto più di una coppa”.

Le avvisaglie di quello che poi è accaduto puntualmente la domenica, come detto si erano viste già il giorno prima in semifinale. “Quando ho visto che avremmo dovuto giocare la finale contro la Promotion un po’ di timore per i miei ragazzi l’ho avuto. In semifinale erano successe cose assurde: a tre metri da me un signore si è tolto la cinta per andare a caccia degli avversari”. La domenica poi il resto.

“Quando un allenatore invece di gridare, copri, sali o cambia gioco; urla spaccalo, fai fallo oppure bloccalo qualcosa non va. Dobbiamo cercare di cambiare la mentalità di certe persone: qui si formano i calciatori e soprattutto gli uomini del futuro e diamo alle nuove generazioni questi insegnamenti? Dico la verità: in quel momento non ero la direttrice sportiva, ma la mamma di quei ragazzi”.

Quando il Monterosi ha deciso di ritirarsi, la coppa è stata assegnata a tavolino all’Asd Promotion con i ragazzi partenopei che sono stati venti minuti in campo a festeggiare con i propri genitori, mentre i biancorossi uscivano con i carabinieri a presidiare. “Mi sembrava di vivere un incubo: abbiamo mantenuto nervi saldi e sangue freddo per tutelare i nostri tesserati e i loro genitori”.

Alla fine il direttore del torneo, con una lettera di scuse rivolte al Monterosi, è stato duro nei confronti della società campana. “Sono stati un incubo: non metteranno più piede nel nostro torneo”.
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