Nella squadra dei Facchini di Santa Rosa, Moneti ha collezionato una serie di numeri invidiabile. «Sono 35 anni che sto sotto la Macchina – dice – quindi basta. Al di là delle elezioni, che ho perso». Sette lustri, ma anche molto altro nel suo curriculum: «Ho 55 anni, sono a 36 Trasporti, ho portato sette Macchine e cambiato sei persone alla guida, perché prima del capofacchino la guidavano i costruttori. Sono stato per 20 anni nel consiglio direttivo del Sodalizio: me la sono goduta veramente. Non è finita come volevo, però pazienza, la vita è anche fuori».
Traspare un po’ di amarezza per quella carica che qualche mese fa non è arrivata, restano comunque tanti ricordi. «Ci ho messo la faccia – continua Moneti – e quando uno perde dà le dimissioni. Ma ho concorso a testa alta e non è per questo che lascio. Ho pure partecipato al bando per l’ideazione della Macchina nel 2003, quando vinse Raffaele Ascenzi con Ali di luce». E’ arrivato terzo, peraltro insieme a Rossi, con cui i rapporti non sono più quelli di allora. Un addio che in ogni caso arriva «senza rancori, perché li hanno votati e la maggioranza va rispettata. E poi è stata una gran bella parentesi».
Tecnicamente «ho preso un anno sabbatico, che ti consente di lasciare e poi riprendere il tuo posto. Questo però solo perché lo avevo promesso ad alcuni amici e voglio mantenere la promessa. Ma lascio definitivamente: smetto, per me la storia finisce qui. E il fatto che sia capitato dopo 35 anni di Trasporti è casuale». In tanto tempo torna alla mente anche qualche aneddoto. «I mobili che sono nella sede del Sodalizio li sono andati a caricare io insieme a Nello Celestini (il fondatore, ndc) a Città di Castello con il mio camion. Sono ricordi bellissimi. Una storia che auguro a tutti. Ciò che non auguro – conclude - è di finirla come l’ho finita io, con un po’ di dissapori».
Oltre a Moneti dovrebbero essere un’altra decina quelli che hanno intenzione di non presentarsi alle prove di recupero, in calendario entro luglio.
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