Minacce di morte e ordigno sotto casa della dirigente all’urbanistica, due denunciati

Polizia
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 14:54

Minacce di morte e ordigno sotto casa della dirigente all’urbanistica del comune di Tarquinia, due denunciati. Un 40enne e 21enne sono stati formalmente accusati di minacce dalla Procura di Civitavecchia. I fatti risalgono al 23 giugno scorso quando fu lasciato un ordigno rudimentale, costituito da una latta per olio con una miccia e della polvere da sparo uso caccia privo di innesco, accompagnato da una lettera anonima con gravi minacce rivolte ad un funzionario del comune di Tarquinia che si occupa di abusi edilizi.

«L’attività investigativa - spiega la Questura di Viterbo -, attivata nell’immediatezza da personale della Digos e dal commissariato di Tarquinia, ha consentito di identificare i due autori del fatto». Si tratta di un 40enne italiano con numerosi precedenti di polizia, titolare di un lotto di terreno ed immobile da demolire in località “San Giorgio” (attività amministrativa seguita dal funzionario vittima del reato), insieme ad un cittadino 21enne di nazionalità egiziana con precedenti di polizia in materia di stupefacenti ed invasione di terreni.

Secondo quanto ricostruito il 40enne, con l’aiuto del complice 21enne, avrebbe lasciato una scatola delle scarpe, chiusa con del nastro adesivo, davanti all’abitazione della funzionaria.

All’interno una lettera piena di minacce di morte verso la dirigente e una bomba rudimentale. Il contenuto del pacco ha fatto subito scattare l’allarme e gli agenti del commissariato di Tarquinia sono arrivati a casa della dirigente che rientrando di sera a casa aveva trovato pacco bomba.

Secondo quanto accertato l’ordigno artigianale, composto da una bottiglia, una miccia e polvere da sparo, non avrebbe potuto esplodere in quanto sprovvisto di innesco. Gli agenti di polizia e la Digos hanno iniziato subito a indagare per capire le reali intenzioni dell’uomo che avrebbe lasciato il pacco bomba. Secondo una prima ricostruzione e il contenuto della lettera minatoria in cui sarebbe stato scritto «Ammazzo te e la tua famiglia se non la smetti», il filo conduttore potrebbe essere l’attività in corso nella zona residenziale di San Giorgio. Zona in cui il Comune da tempo aveva intrapreso una guerra contro l’abusivismo edilizio.

A mettere gli investigatori sulle tracce dell’uomo sarebbero state le immagine delle telecamere della videosorveglianza presenti nella zona.

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