«Migranti, a rischio 300 lavoratori e il sistema di accoglienza», l'allarme della Cisl sul decreto Salvini

Fortunato Mannino segretario Cisl Viterbo
di Renato Vigna
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Martedì 13 Novembre 2018, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 17:03
«Servizi all’integrazione, sono circa 300 i professionisti che rischiano di perdere il posto di lavoro nel Viterbese». È il costo del decreto Salvini, come denunciato da Fortunato Mannino, segretario della Cisl, che analizza il provvedimento “Sicurezza e immigrazione” e avverte: «Oltre alla perdita di occupazione, si rischia di far tornare il modello di accoglienza italiano, oggi preso come esempio in tutta Europa, indietro di anni».

Nella Tuscia a oggi l’accoglienza di primo livello, quella dei Cas, è garantita da 16 operatori, vincitori del bando della Prefettura nel 2017 e confermati (salvo alcune chiusure per mancato rispetto delle convenzioni) nel 2018. Per quanto riguarda gli Sprar, ovvero l’accoglienza di secondo livello, sono 11 comuni della provincia coinvolti mentre la gestione è in capo all’Arci per un totale di 156 posti. Il nuovo bando di gara per l’accoglienza degli stranieri nel 2019, annunciato per fine giugno, non è ancora stato pubblicato. Dal Palazzo del Governo attendevano le direttive dell’Esecutivo. E ora che sono arrivate la Cisl lancia l’allarme.

«L’applicazione del decreto può causare – denuncia Mannino - effetti devastanti in termini di occupazione, economia, sicurezza e socialità in tutta Italia, Tuscia compresa. Porterà a una riduzione sostanziale del numero di persone accolte dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), unico sistema pubblico di accoglienza, centri aperti dai Comuni, che garantisce un vero sistema di accoglienza integrata efficiente, che include misure di accompagnamento, assistenza e orientamento. Il decreto parla inoltre di riduzione della quota giornaliera pro capite per la prima accoglienza: dagli attuali 35 euro si passa ad una quota variabile che va da 19 a 26 euro. È evidente che non si potranno garantire tutti i servizi di integrazione che questo sistema permette: si potranno fornire solo vitto e alloggio».

In un colpo solo, addio ai professionisti ora impiegati nei Cas, quali psicologi, pedagoghi, esperti in interculturalità, interpreti. «Saranno, invece, favorite le strutture di grandi dimensioni, che non hanno legami con il territorio, interessati solo al profitto”, avverte. La Cisl chiede quindi un tavolo di confronto con Prefettura, Comuni, imprese e cooperative sociali, associazioni. “Ascoltiamo i professionisti del settore che, loro sì, potrebbero davvero proporre soluzioni serie per trasformare la piaga dell’immigrazione in uno strumento che crei lavoro e trasformi la nostra società, chiusa e spaventata, in un modello di integrazione dalle molteplici opportunità”, è l’appello di Mannino.
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