Michele Vannini, chef tricolore alla corte del Gabon

Michele Vannini
di luca telli
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Lunedì 25 Novembre 2019, 19:05
Libreville, letteralmente ‘città libera’. Capitale della repubblica del Gabon, mezzora di macchina con un occhio buttato sul mare sopra la linea dell’equatore. Si chiama ‘Roma’, il ristorante dove da quattro anni lavora Michele Vannini. Nelle cambuse come nei salotti che contano: ‘Il maestro’. 
Maestro, Michele che da poco ha tagliato il traguardo dei 30, ancora non si sente ma è a lui, che tra i clienti conta il presidente gabonese e molti ministri centrafricani, che ha pensato l’Ambasciata italiana per la settimana dedicata alla cucina tricolore chiusa domenica. 1000 appuntamenti in tutto il mondo con l’obiettivo di far conoscere storia, tradizioni e promuovere i prodotti agroalimentari made in Italy. Un squarcio sul Bel Paese, tra seminari e conferenze, incontri con gli chef e corsi di cucina, cene evento, degustazioni, ma anche proiezioni cinematografiche, mostre e concerti.
«Il primo giorno è stato dedicato alla preparazione di vari tipi di pasta all’uovo – racconta Vannini – lasagne, cannelloni e fettuccine. È stato divertente e costruttivo». Uno show cooking  a porte aperte, diverso dalla giornata di sabato sera che qualche goccia di sudore ha fatto scendere: una degustazione di 10 portate, ognuna espressione rivisitata di una regione, riservata a un pubblico limitato. 
L’amore per la cucina è sbocciata appena 10 anni fa. Due anni di studi di architettura e la presa di coscienza, dopo mezzo libretto degli esami scribacchiato, che le geometrie più interessanti erano quelle da mettere nel piatto. Accostamenti e giochi di colore, la cuisine ora come una vetrata gotica ora con tratti ordinatamente razionalisti. 
I primi passi al Pigneto, le basi della cucina e la conoscenza delle materie prime. I libri, sempre sotto braccio perché il talento va coltivato e non lasciato inardire. Esperienze in giro, «e cene fuori nel giorno libero», racconta la moglie Giulia, medico rimasta in Italia per completare la specializzazione in medicina generale. Poi la chiamata in Africa. Vita e volte dura, affetti lontani e lavoro tambureggiante. «Il sogno è quello di tornare presto, magari già quest’estate – dice ancora la moglie - Magari aprire un ristorante proprio a Viterbo».
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